Zio Vanja

Testo: Anton Cechov (1860 - 1904); versione italiana: Nanni Garella, Nina Checovskaja; regia Nanni Garella; interpreti: Alessandro Haber, Manuela Mandracchia, Umberto Bortolani, Nanni Garella, Maria Teresa Giudici, Anna Della Rosa, Rosario Lisma, Mariarosa Iattoni; scene: Antonio Fiorentino; costumi Claudia Pernigotti; luci Gigi Saccomandi.

  URL: http://www.teatrostabilegenova.it/aprischedacartellone.php?idsp=258

Zio Vanja è la seconda dei grandi testi cechoviani. E’ stato pubblicato nel 1897, un anno dopo Il gabbiano, tre prima di Tre sorelle e sette da Il giardino dei ciliegi che fu completato nel 1904, anno della morte dello scrittore. Vi si racconta di un anziano uomo di campagna che si occupa della proprietà agricola della nipote Sonia, figlia di sua sorella defunta. Lui e la ragazza lavorano come bestie per far rendere la tenuta ed inviarne gli utili al mediocre professor Serebriakov, padre della ragazza risposato con una donna più giovane di lui. Durante una visita estiva, il cattedratico propone la vendita della tenuta per trasformarne il ricavato in rendita finanziaria. L’annuncio sconvolge la piccola comunità contadina e spinge Vanja a tentare di uccidere il vanitoso intellettuale. E’ una tempesta in un bicchiere d’acqua, passata la furia momentanea tutto torna come prima, i moscoviti partono e i contadini rimangono a faticare per loro. Nanni Garella, in veste di regista e attore, propone una versione del testo notevolmente indirizzata sul sociale e offre ad Alessandro Haber l’occasione per costruire un Vanja che è l’immagine vivente dello sfruttato a vantaggio di una classe borghese mediocre e sull’orlo del fallimento. Il riferimento è, prima d’ogni altra cosa, all’impoverimento e alla grettezza dei ceti medi contemporanei, travolti dalla crisi che il mondo sta attraversando. La regia non nasconde neppure per un momento la sua scelta di campo, né la dolente partecipazione alle fatiche del ceto dei produttori. E’ una scelta coraggiosa e più che legittima, che ci consegna uno spettacolo che tende più al quadro sociale che all’approfondimento psicologico.

 
Valutazione: 1 2 3 4 5