Zorro

Testo di Margaret Mazzantini, regia Sergio Castellitto, luci Raffael Perin,  con Sergio Castellitto.

Margaret Mazzantini ha scritto un testo davvero bello. S'intitola "Zorro" e, ora, lo porta in scena, in veste d'interprete e regista, Sergio Castellino che all'autrice è legato anche sentimentalmente. La forma è di un lungo monologo che si svolge su un palcoscenico spoglio: uniche ospiti alcune seggiole che servono all'attore per simulare altri personaggi o per stilizzare l'idea di un'automobile, un salotto, il ricovero di un barbone. Una lunga chiacchierata attraverso sui si dipana la storia di un povero cristo che, dopo essere stato angariato da una madre autoritaria, finisce nei guai con la legge per avere, casualmente, ucciso un benzinaio, finito sotto le ruote della sua macchina. Il filo conduttore è rappresentato da una cagna, idealizzato in un berretto giallo, che il protagonista perde e ritrova e che funziona da deterrente per il crollo dei rapporti con la madre, prima, con la moglie, poi. Una discesa agli inferi, dalla "normalità" alla vita randagia dell'homeless, che coraggiosamente e intelligentemente rifiuta qualsiasi puntello sociologico, nonostante i molti richiami al grigiore della gente comune, per diventare quadro lucido e doloroso di una condizione umana solitaria e disperata.

 

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