Yossi Rakover si rivolge a Dio
Testo: Zvi Koliz; traduzione: Michele Cometa; regia: Moni Ovadia; ambientazione scenica: Enzo Venezia; suono: Mauro Pagliaro; interpreti: Moni Ovadia, Gianni Cannata, Vladimir Denissenkov, Amerigo Da verri, Janos Hasur, Massimo Marcer, Patrick Novara, Emilio Vallorani . | |
Bello, austero, terribile. Tre aggettivi che sintetizzano la valutazione di "Yossi Rakover si rivolge a Dio", il monologo di Zvi Koliz che Moni Ovadia interpreta assieme alla Theaterorchestra. Scritto nel settembre del 1946, a Buenos Aires durante un'intera notte, il testo racconta gli ultimi momenti di vita di Yossi Rakover, ultimo dei combattenti ebrei che hanno partecipato alla rivolta contro i nazisti del 1943. Prima di bruciarsi, per non cadere nelle mani dei soldati di Hitler, Yossi si rivolge a Dio, gli racconta il suo straziante calvario: i sette figli e la moglie massacrati, le sofferenze indicibili del suo popolo, le torture, il massacro di donne e bambino. Nonostante tutto, dice, lui continuerà a credere in Dio, anche se la sua fede è stata messa a dura prova, nel dio di giustizia simboleggiato dalla Torah, il libro sacro degli ebrei, non nella sua misericordia. E' un grido di dolore terribile e straziante, modellato sul libro di Giobbe, che Ovaia recita con grande partecipazione e compostezza, alternando rabbia a fede, invettiva contro gli assassini ed esaltazione dell'umanità delle vittime. Il suo incitamento ad "amare la Torah più di Dio" diventa una perorazione di dignità quasi laica, un imperativo morale che va oltre la religione per farsi orrore della barbarie e pietà per gli uccisi. Usando in modo drammaturgica straordinario, l'italiano e lo yiddish, l'antica lingua ebraico - centroeuropea in cui il testo è stato scritto - l'attore e gli orchestrali costruiscono una sacra rappresentazione straziante e terribile, un monito a non dimenticare e, soprattutto, a non perdonare. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |