Via Paolo Fabbri 43 1980
Testo di Toni Mazzara e Stefano Dell'Accio; idea originale: Stefano Dell'Accio, collaborazione ai testi: Monica Bonetto; collaborazione alla messa in scena: Nono D'introna; tecnico luci e audio: Davide Leone; musiche Francesco Guccini. |
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Via Paolo Fabbri 43 1980, un professore, ex sessantottino, e uno studente partono, su un tandem, da Torino per Bologna. Il sogno del docente è incontrare Francesco Guccini, le cui canzoni costituiscono uno dei suoi miti culturali. Il ragazzo, che pencola più verso le liriche di Lucio Dalla, si è aggregato all'impresa con il segreto obiettivo di convincere l'insegnate ad avere un occhio di riguardo quando dovrà affrontare l'esame di riparazione. Con brevi tappe e molte soste i due arrivano a Piacenza e qui decidono di lasciare il velocipede e prendere il treno. Il convoglio arriverà nella stazione del capoluogo emiliano alle 10 e 25 del due agosto e i due saranno fra le vittime della bomba che ha ucciso decine d'ignari viaggiatori. Toni Mazzara e Stefano Dell'Accio hanno costruito "Via Paolo Fabbri 43" come un duetto collocato sullo spartiacque fra il cabaret e il teatro di parola. Ricorda il cabaret lo scoppiettare di battute e sberleffi che segnano la prima parte, rientra nel teatro di parola la svolta drammatica che parte dalla confessione del professore di non essere intervenuto quando la polizia, durante una manifestazione, aveva picchiato un suo amico storpiandolo per sempre. Questo sussulto drammatico dà al testo, già pregevole per lievità e poesia, un taglio simbolico che ne fa il quadro dei bui destini di due generazioni: una che vede svanire i sogni di giustizia per i quali ha vissuto, l'altra cui è negato persino il diritto di sognare. |
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