Variazioni enigmatiche

Testo: Eric-Emmanuel Schmitt; traduzione adattamento e regia: Glauco Mauri, luci: Gianni Grasso; scenotecnica: Damiano Pastoressa; colonna sonora: Ferdinando Nicci; interpreti: Glauco Mauri, Roberto Sturno.

“Variazioni enigmatiche” è il titolo di una partitura musicale scritta nel 1899 da Edward Elgar, un brano in cui si nasconde, mascherata da 14 movimenti, una melodia che, sinora, nessuno è riuscito a svelare con assoluta certezza. Brano e titolo sono stati utilizzati dal drammaturgo francese Eric-Emmanuel Schmitt per una sorta di giallo psicologico che ora approda sul palcoscenico per la regia di Glauco Mauri, che n’è anche interprete con Roberto Sturno. Un anziano romanziere, premio Nobel per la letteratura, riceve, nell’ariosa casa in cui vive su un’isoletta del mar di Norvegia, un giornalista di un piccolo quotidiano di provincia a cui ha deciso, dopo anni d’ombrosa solitudine, di concedere un’intervista. Bastano poche battute per capire che nulla è come sembra: il letterato non è ciò che la voce popolare vorrebbe, il giornalista è altra cosa da ciò che pretende di essere. Colpo di scena dopo colpo di scena si arriva ad un finale sorprendente e aperto. E’ il classico spettacolo in cui tutto si gioca sulla perfezione dei dialoghi e l’abilità degli interpreti, condizioni che qui sono rispettate al massimo livello. Molti indizi indurrebbero a paragoni con l’opera d'alcuni autori nordici, soprattutto con l’ultimo Ingmar Bergman, ma sono piccole trappole fuorvianti che rendono ancor più affascinante un bel melodramma psicologico stupendamente confezionato.

 
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