Sei personaggi.com

Testo: Edoardo Sanguineti; regia, scenografia acustica, musica: Andrea Liberovici; scene e costumi: Filippo Garrone; luci: Sandro Sussu, interpreti: Aleksandar Cvjetkovic, Rachele Ghersi, Fabrizio Matteini, Ottavia Fusco, Eugenio Allegri; voci recitanti: Omero Antonutti, Mariangela Melato, Massimo Popolizio, Francesca Rota.

Chi si avvicinasse a "Sei personaggi.com - Un travestimento pirandelliano" di Eduardo Sanguineti aspettandosi una lettura, magari originale e dissacrante, del testo scritto da Luigi Pirandello nel 1921 rimarrebbe deluso. L'autore, assieme ad Andrea Liberovici che ha curato regia e parte musicale, usa come un semplice espediente parte della trama del testo a cu fa riferimento. Qui non ci sono i mitici sei personaggi, che si rivolgono a un regista di teatro per trovare un autore che consenta di esprimere quella forza vitale di cui sono pieni. Ci sono, in realtà, solo tre figure - il regista, la figlia e il padre - cui si aggiungono, con ruoli più defilati, la madre e il figlio. Il centro del discorso è nel dialogo - lezione fra padre e figlia, in cui il primo costringe la seconda ad apprendere le esigenze e i costumi della sessualità. Confronto cui partecipa, con ruolo di demiurgo, il regista che teorizza l'inevitabilità dell'incesto e il valore della fornicazione, anche nelle forme meno canoniche. La madre agisce come testimone muta e turbata, mentre il figlio compare solo nel finale per declamare una riflessione sulla masturbazione, in cui si parte dalle teorie di Freud per arrivare all'esaltazione dell'onanismo quale gesto di libertà e fantasia. La struttura dello spettacolo rimanda molto all'avanguardia degli anni sessanta, cui Edoardo Sanguineti ha contribuito partecipando al Gruppo '63, tanto che c'è persino l'inevitabile scena di nudo, che all'epoca avrebbe fatto scandalo, mentre oggi appartiene al catalogo degli ingredienti di routine. La pesantezza di questo sguardo stilistico al passato tarpa non poco le ali al progetto che, a dispetto delle intenzioni degli autori, anziché l'avanguardia, finisce con lambire l'archeologia. Questo non significa che manchino trovate di regia molto belle o che gli attori, ad iniziare da Ottavia Fusco e Aleksandar Cvjetkovic, non forniscano un'interpretazione di grande livello. E' l'insieme della proposta a lasciarsi dietro una scia di delusione per quanto ci si aspettava e ciò cui si assiste.

 

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