Schweyk alla seconda guerra mondiale

Testo Bertolt Brecht (1898 - 1956); versione italiana: Emilio Castellani; regia: Juri Ferrini; scene e costumi: Valeria Manari; musiche originali: Andrea Ceccon; luci Sandro Sussi; interpreti: Juri Ferrini, Antonio Zavattieri, Orietta Notari, Massimo Rigo, Alberto Giusta, Roberto Serpi, Wilma Sciutto, Marco Zanutto, Davide Lorino, Andrea ceccon, Martino Roberts, Tiziano Scali.

"Schweyk alla seconda guerra mondiale" di Bertolt Brecht, nell'edizione proposta da Juri Ferrini per il gruppo Unità di Ricerca Teatrale, ha inaugurato il Piccolo teatro della Corte, nuovo spazio scenico di cui si è dotato il Teatro di Genova. Si tratta di un anfiteatro a gradinate, costruito direttamente sul palcoscenico, passabilmente scomodo per gli spettatori costretti a sedere su panche dotate di microscopici materassini. Il testo brechtiano, scritto nel 1943 durante l'esilio americano, prende spinto da un libro, "Le avventure del buon soldato Schweyk durante la guerra mondiale", scritto da Jaroslav Hašek nel 1920 e rimasto incompiuto alla morte dell'autore. Ironico, antibellicista, satirico il volume creò un personaggio diventato il simbolo della capacità d'autodifesa passiva dei boemi. Citato in mille occasioni, vi si fece abbondantemente riferimento durante l'invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968, il "buon soldato" è collocato da Bertolt Brecht nella Praga occupata dai nazisti, fra delazioni, fame, torture, deportazioni. Juri Ferrini, uno dei migliori e più promettenti giovani teatranti italiani, punta sull'ironia e la satira, modifica le canzoni che punteggiano il copione e affidando ad Andrea Ceccon nuove musiche e nuovi testi. L'accento è posto su battute e aneddoti che in altre versioni, memorabili quelle di Giorgio Strehler - protagonista Tino Buazzelli - e la successiva del Gruppo della Rocca, sono state ridotte o cancellate. In questo modo il messaggio antinazista fa perno sulla follia seguendo quell'indicazione, dello stesso Bertolt Brecht, secondo cui non esistono grandi criminali, ma solo piccoli uomini capaci di grandi delitti. La storia racconta di un commerciante di cani praghese che entra ed esce dal carcere, a causa delle terribili cose che dice sul nazismo, protetto dalla patente di "demente". Nonostante la sua astuzia finirà per morire fra le nevi di Stalingrado ove incontra lo stesso Hitler, ormai ridotto ad un folle isterico. Regia molto inventiva e giovani attori promettenti: uno spettacolo bello e molte promesse per il futuro.

 

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