Rent

Testi, libretto, musiche e testi originali: Jonathan Larson; regia dell'edizione americana e supervisione di quella italiana: Michael Greif; regia della versione italiana: Fabrizio Angelini; arrangiamenti: Steve Skinner; arrangiamento addizionale: Tim Weil; costumi della versione americana: Angela Wendt; costumi della versione italiana: Lina Zinni; coreografie originali: Marlies Yearby; coreografie versione italiana: Alan Mingo; scenografia originale: Paul Clay; cordinamento progetto scenografico: Matthieu Maraffi; luci per la versione originale: Blake Burba; luci per la versione italiana: Massimo Gasbarro; suono: Daniele Tramontani; interpreti: Matteo Setti, Gabriele Foschi, Michel Altieri, Claudio Castrogiovanni, Roberta Faccani, Gian Luca Ciatti, Karima Machehour, Francesca Taverni, Cristina Ginevri, Filippo Brunori, Serafina Frassica, Paolo Caiti, Umberto Scida, Christian Ruiz, Grazia Borciani, Lorenzo Sebastiani (direzioni, pianoforte e tastiere), Fabio Sartoni batteria), Max Freschi (basso), Andrea Morelli (chitarra), Claudio G. Morosi (Tastiere e chitarra).

"Rent" è stato un musical di successo sin dalla prima rappresentazione, nel gennaio del 1996. Lo aveva scritto Jonathan Larson che morì improvvisamente la sera dell'anteprima dello spettacolo, a soli 35 anni. Lo spettacolo rientra nel filone della commedia musicale realista, una tendenza aperta, nel 1961, da "West Side Story" di Laurents, Bernstein e Sondheim. Certo i tempi sono cambiati e qualche parolaccia punteggia canzoni e testi, la musica ha perso le ultime tracce melodiche e si parla senza problemi d'omosessualità, AIDS, povertà e violenza poliziesca. Vi si racconta di un gruppo di squatters accampati nel cortile di un vecchio fabbricato. Un ex - amico di alcuni di loro, diventato ricco per matrimonio, vuole trasformare l'edificio in un cyber centro e tenta con ogni mezzo di cacciarli. Finale agro - dolce con redenzione del "cattivo", defunte che resuscitano, inno all'amore e condanna dell'avidità. Da questo punto di vista ben poco di nuovo sotto il sole. Le cose più interessanti vengono dalla partitura musicale che sfrutta le dissonanze, trasformandole in forza espressiva. Fabrizio Angelini presenta una versione italiana dello spettacolo americano, sorretta da una compagnia di giovani dotati di buon talento e, in alcuni casi, d'ottime voci. Uno spettacolo interessante che ha il solo difetto, comune a tutte le riduzioni di musical d'oltre oceano, di limitarsi a tradurre in italiano i testi delle canzoni - lasciando per strada un bel po' di fascino - senza rinnovare l'impianto nel suo complesso. Ne nasce uno spettacolo preciso, ma freddo, ben costruito, ma con un lieve retrogusto fasullo. Una bella copia, ma pur sempre una copia.

 

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