Radio teatro, un assurdo!

Regia: Pietro Fabbri, Amedeo Romeo; testi di Eugène Ionesco, Boris Vian, Samuele Beckett, Jean Tardieu; ambiente scenico e costumi: Guido Fiorato; luci: Emanuele Conte; collaborazione musicale: Andrea Ceccon; interpreti: Mario Marchi, Enrico Campanati, Lisa Galantini, Myria Selva, Susanna Gozzetti, Pietro Fabbri.

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Radio teatro, un assurdo! Mettere in scena uno spettacolo teatrale alla radio è cosa abbastanza bislacca. Pietro Fabbri e Amedeo Romeo hanno avuto l’idea di realizzare un omaggio al teatro dell’assurdo partendo proprio da questa situazione. La scena è quella di uno studio radiofonico che si affaccia su una distesa di tavolini in cui sono seduti gli spettatori, un po’ come se si trovassero in una cave parigina degli anni cinquanta. Sei attori, fra cui lo stesso Fabbri, recitano brani d’Eugène Ionesco, Boris Vian, Jean Tardieu, e Samuel Beckett di cui si ricorda uno degli splendidi Atti senza parole. Non è una ricostruzione storica, né una lettura filologica del movimento, come conferma inclusione nel discorso di cantanti come Juliette Greco, Charles Trenet, Edith Piaf o di Jean Genet, la cui opera ha poco a vedere con l’assurdo. E’, piuttosto, un mosaico di brani, ricordi, citazioni di predilezioni personali. Questo è il punto più debole della proposta: allineare tante tessere senza costruire una figura, un percorso omogeneo e definito. In altre parole siamo più vicini al recital che allo spettacolo teatrale vero e proprio. Del resto anche l’impianto scenografico è sfruttato in modo solo parziale: è uno sfondo più che un elemento del discorso. Gli interpreti, ad iniziare da Myria Selva, sono bravi, alcuni dei brani sono d’alto livello, ma è l’insieme a non coagularsi in una proposta precisa. Una buona idea sfruttata in modo parziale.

 
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