Questa sera si recita a soggetto

Testo: Luigi Pirandello (1867 - 1936); regia: Massimo Castri; scene e costumi: Maurizio Balò; musiche: Arturo Annecchino; suono: Franco Visioli; interpreti; Vittorio Franceschi, Sergio Romano, Alarico Salaroli, Valeria Moriconi, Manuela Mandracchia, Laura Gambarin, Greta Zamparini, Anna Della Rosa, Emanuele Fortunati, Tommaso Minniti, Pierluigi Corallo, Milutin Dapcevic, Roberto Salemi, Victoria Di Pace, Roland Litrico, Giuseppe Provinzano, Gabriele Zummo, Salvatore De Franchis, Rosario Lisma, Maurilio Scaduto, Provvidenza Cumbo, Giuliano Brunazzi, Christian Poggioni, Victoria Di Pace, Alessandra Perrone, Giuseppina Belfiore, Giulia Zimmardi, Filippo Adragna.

  URL: http://www.drammaturgia.it/giornale/spettacoli/teatro/teatro_articoli/0104_questasera.htm

Luigi Pirandello ha scritto Questa sera si recita a soggetto nel 1928. Il testo, rappresentato la prima volta nel 1930 fa parte di una trilogia sul teatro nel teatro che comprende Sei personaggi in cerca d’autore (1921) e Ciascuno a suo modo (1924). Vi si racconta la messa in scena di una novella dello scrittore agrigentino, Leonora addio, basata sul classico intreccio fra gelosia retrospettiva e scontro con la morale corrente. Il dramma ruota attorno alla figura di una donna che si gode la vita con le quattro figlie organizzando serate aperte agli avieri della locale guarnigione. I benpensanti locali si scagliano contro di lei anche se non hanno remore a darsi anche loro alla bella vita. E’ uno dei temi della poetica pirandelliana: il conflitto fra l’essere e l’apparire, fra la realtà e il suo aspetto esteriore, fra il vero e ciò che sembra agli altri. Vi sono anche importanti riflessioni sul teatro quale luogo principe della finzione e, paradossalmente, del disvelamento della verità. In questo senso la messa in scena diventa, col suo complesso rapporto fra palcoscenico e platea, il fulcro del conflitto fra apparenza e realtà. Massimo Castri propone un’edizione di questo testo sontuosa nella scenografia, acuta nella commistione fra palcoscenico e platea. Questo per i primi due atti, mentre l’ultima parte appare meno convincente. Qui gli attori, cacciato il regista e calatisi in toto nei personaggi, recitano il dramma con toni naturalisti non privi di contrappunti beffardi, come l’improvvisa comparsa di una scena del verdiano Trovatore a significare proficua falsità del mondo del teatro. E’ uno spettacolo bello e affascinante la cui lunghezza, poco meno di tre ore quasi senza intervallo, non pesa sul livello dell’attenzione del pubblico.

 
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