Napoli Hotel Excelsior

Testi: Raffaele Viviani (1888 - 1950); regia e adattamento: Tato, Russo; scene: Umberto Bertacca; elaborazione musicale: Antonio Sinagra; costumi: Giusi Giustino; coreografie: Aurelio Gatti; interpreti: Tato Russo, Graziella Marina, Antonio Romano, Giulio Liguori, Franco D'Amato, Massimo Sorrentino,  Caterina Scalaprice, Umberto Noto, Daniele Russo, Carmen Pommella, Angela Di Matteo, Luigi Cesarano, Giovanni Allocca, Antonella Ruggiero, Salvatore Benitozzi, Enrico Bernardo, Susi Muselli, Claudia Pignatelli, Luca Bagagli.

URL: http://www.napolihotelexcelsior.it/index.html

Tato Russo, gran sacerdote del teatro napoletano e, in particolare dell’opera di Raffaele Viviani (1888 – 1950) propone, dopo una lunga serie di fortunati spettacoli d’area partenopea, riuniti sotto il titolo di Napoli Hotel Excelsior, due testi del 1918 (ScugnizzoVia Partenope) e 1927 (La musica dei ciechi). Il primo, assai meno strutturato del secondo, allinea, in transito su una piazzetta collocata fra un molo e la facciata di un albergo di lusso, una varia umanità fatta di vetturini, improbabili pescatori, nobilastri dissipatori, scugnizzi, maghi imbroglioni, fidanzatini, donne facili. E’ il ritratto di una Napoli plebea, cui manca persino un tetto sulla testa, e che si confronta - sfruttandone le briciole, temendola e disprezzandola ad un tempo - con una classe parassitaria e dissipatrice che offende la miseria con un lusso sfrenato e inutile com’emerge, quasi pari ad una sferzata, dall’immagine del contino, che distrugge, per capriccio, costose automobili e cavalli di razza. E’ un mosaico composto di tessere finissime, come quella del ricco inglese che offre ospitalità, sessualmente non disinteressata, allo scugnizzo che non ha né letto né mensa. La seconda parte ha una struttura più compatta e, se possibile, maggiormente dolente. N’è protagonista un’orchestrina di ciechi guidata da un orbo continuamente angariato da un venditore d’ostriche, maligno e violento. É il ritratto di una guerra fra poveri in cui s’insinuano conflitti ancor più tragici, innescati da un malinteso senso dell’onore. Su questo versante troneggia la gelosia di uno degli orchestrali per la moglie, della quale non ha mai visto le fattezza e che, sobillato dall’ostricaro, sospetta di tradimento con l’orbo. Tato Russo, in veste di regista e interprete in più ruoli, costruisce uno spettacolo di grande forza interpretativa e di straordinario respiro scenico, con quel palcoscenico da cartolina, che offre uno straordinario contrasto, poetico e sociale, fra la bellezza naturale di Napoli e la miseria dei molti, troppi, che vi abitano.

 
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