Madame De Sade

Testo: Yukio Mishima (1925 - 1970); traduzione: Lydia Origlia; regia: Massimo Castri; scene e costumi: Maurizio Ballò; interpreti: Laura Pasetti, Lucilla Morlacchi, Francesca Inaudi, Cinzia Spanò, Elena Ghiaurov, Olga Rossi.

La figura del Marchese De Sade ha intrigato grandi scrittori; cosa ben comprensibile per un letterato che passò più di trent'anni, dei settantaquattro che visse, rinchiuso in carcere o in manicomio, per colpa delle sue idee anticonformiste su morale e sesso. Yukio Mishima è uno scrittore giapponese, vissuto fra il 1925 e il 1970, e diventato famoso sia per le posizioni ultraconservatrici che sostenne, sia per essersi suicidato nell'ufficio del capo di Stato Maggiore dell'Esercito per protestare contro la smilitarizzazione del paese. Il suo incontro con il "divino marchese" avvenne attraverso un testo teatrale, ora riproposto da Massimo Castri, centrato sulla moglie - che gli rimase sempre fedele - la suocera - che fu responsabile di uno dei suoi incarceramenti - la cognata - che fu una delle sue amanti - la domestica di casa e due amiche di famiglia. Attraverso i dialoghi fra queste sei donne percorriamo i tredici anni centrali della vita dello scrittore e, di riflesso, le tappe di un periodo - dal 1772 si arriva la 1790 - che, attraverso la Rivoluzione antimonarchica, segnò la Francia e il mondo moderno. Lo spettacolo è complesso, bello e difficile. Parte in sordina e cresce in progressione, sfrutta abilmente una bella scenografia che rappresenta, come in un quadro, un giardino colto in nelle diverse stagioni. Un'occasione di riflessione più che di divertimento, di ginnastica mentale più che d'oblio.

 
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