Lo storpio di Inishmaan

Testo di Martin McDonagh, regia Marco Sciaccaluga, scene e costumi Valeria Manari, musiche Andrea Nicolini, luci Piero Niego, con Narcisa Bonati, Gianna Piaz, Eros Pagni, Juri Ferrini, Aldo Ottobrino, Marta Comerio, Aleksandar Cvjetkovic, Franco Ravera, Rosalina Neri.

1934, isole Aran, al largo della costa occidentale dell'Irlanda. Robert Flaherty, uno dei più grandi documentaristi, filma in questi luoghi "L'Uomo di Aran", un capolavoro della storia del cinema. Nel villaggio di Inishmaan vive uno storpio che tutti deridono, egli coglie l'occasione della presenza dei cineasti americani per tentare l'avventura a Hollywood. Dopo pochi mesi ritornerà, sconfitto e malato, per morire sulla sua terra. Depurata di vari e fondamentali personaggi di contorno, è questa la storia raccontata ne "Lo storpio di Inishmaan". Marco Sciaccaluga ha diretto, con maestria e un rigore, il testo del giovane drammaturgo irlandese Martin McDonagh, lo stesso de "La bella regina di Leenane". Giocando abilmente sull'intrusione del cinema sul palcoscenico, la regia dà spessore e fascino ad un'opera molto bella in cui l'ironia e il dolore si bilanciano in modo perfetto. Gli attori in cartellone, poi, formano un gruppo solidale e compatto in cui sia gli interpreti più sperimentati - Gianna Piaz, Narcisa Bonati, Rosalina Neri, Eros Pagni - sia i più giovani - Marta Comerio, Jurij Ferrini, Aleksandr Cvetkovic - danno il meglio di sé. Una nota a parte merita la scenografia di Valeria Manari, affascinante e funzionale nello scambio armonico di piani e suggestioni.  

 

 

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