Lo sbaglio di essere vivo

Testo: Aldo De Benedetti (1892 - 1970); adattamento: Tullio Kezich; regia: Ennio Coltorti; scene: Alesando Chiti; costumi: Annalisa Di Piero; consulenza musicale: Mauro De Cillis; interpreti: Fabrizio Frizzi, Macia Musy, Ennio Coltorti, Francesca Degl'Innocenti, Giovanna Conforto.
Aldo De Benedetti, drammaturgo, sceneggiatore, regista fra i più interessanti del cinema e del teatro italiano fra il 1920 e i primi anni sessanta, scrisse "Lo sbaglio di essere vivo" nei mesi che precedono la fine della seconda guerra mondiale, quando era ancora al bando perché ebreo. Il testo fu rappresentato, per la prima volta, nel luglio del 1945 e fu subito letto come un'amara e ironica riflessione sul vivere senza esistere. Lettura immediata, per un'opera basata su un falso defunto che accetta il ruolo per intascare il premio dell'assicurazione e vivere qualche mese da ricco. Ovvio che, poi, il tentativo di ritorno alla vita normale si complichi e, alla fine, il poveretto sia costretto ad emigrare lasciando la bella moglie fra le braccia di un interessato benefattore. Ennio Coltorti, nelle vesti di regista e attore, e, prima di lui, Tullio Kezich autore di un discutibile adattamento, propongono ora il testo quale occasione di debutto sulle scene di Fabrizio Frizzi. Un'occasione mancata che non convince sul piano della proposta e non arriva neppure a far sorridere. In poche parole si è perso sia sul fronte della rilettura sia su quello del puro divertimento. Si aggiunga la pessima recitazione dell'intera compagnia e si avrà il quadro di un bilancio meno che deludente.

 

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