Le sedie
Testo: Eugène Ionesco (1912 - 1994); traduzione: Adriana Asti; regia, scene e costumi: Tullio Pericoli; musiche; Michele Tadini; luci; Mario Loprevite; interpreti: Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Umberto Gillio. | |
"Le sedie" è uno dei testi base del teatro d'Eugenè Ionesco, rumeno trapiantato a Parigi e fra i maggiori esponenti del teatro dell'assurdo. Scritto nel 1952 racconta di due anziani coniugi che abitano su un'isola deserta e decidono d'inviare all'umanità un messaggio d'importanza capitale. Invitano gli archetipi dei potenti - l'imperatore, il colonnello, la donna bellissima, l'artista, .. - e un fine dicitore, incaricato di leggere il testo. I personaggi arrivano, ma non sono visibili; inizia così una sorta di balletto dell'assurdo in cui i due protagonisti, dialogano e fanno gli onori di casa in una platea piena di seggiole vuote. Alla fine, proprio mentre l'oratore inizia a leggere il testo destinato a salvare il mondo, si gettano dalla finestra. Il drammaturgo era solito indicare quest'opera come somma esaltazione del vuoto, ma è un vuoto pieno di luoghi comuni, sentimenti banali, frustrazioni, stereotipi crudeli. Tullio Pericoli - in veste di regista, costumista e scenografo - presenta una versione in cui il dato dominante è la farsa. Sin dal loro primo apparire la vecchia (Adriana Asti) e il vecchio (Giorgio Ferrara) hanno l'aspetto di pagliacci, vestiti come sono d'abiti assurdi dai colori vivaci. Progressivamente la loro follia muta in disperazione, si fa tentativo di riempire, con l'immaginazione, un'esistenza priva di qualsiasi significato o speranza. In questo modo la partenza buffonesca approda ad una lettura disperata, in cui il riso sconfina nell'agonia. |
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