La governante

Testo: Vitaliano Brancati (1907 - 1954); regia: Walter Pagliaro; scene: Giovanni Carluccio; costumi: Alberto Verso; musiche Germano Mazzochetti; luci: Franco Buzzanca; interpreti: Andrea Jonasson, Pippo Pattavina, Luca Biagini, Francesco Di Vincenzo, Concita Vasquez, Loredana Marino, Pamela Toscano, Pippo Provvidenti.

  URL: http://www.rett.unict.it/stampa/Ra2002/Mar/Ra020327/stampa/sic6.htm

La governante di Vitaliano Brancati è uno di quei testi le cui vicende amministrative hanno fatto premio su quelle strettamente artistiche. Scritto nel 1952, quando ancora esisteva la censura teatrale e nessun copione poteva essere rappresentato senza l'imprimatur ministeriale, fu inesorabilmente bocciato. Vi si parlava di lesbismo, si portavano alla luce i grovigli che si nascondevano sotto il maschilismo siciliano, si denunciavano gli orrori della calunnia. Ciò bastava per indignare i tutori della morale pubblica e impedire la presentazione dell'opera per ben sette anni, sino alla prima tenutasi al Duse di Genova. Molta acqua è passata sotto i ponti ed oggi le arditezze del testo fanno sorridere. Nel frattempo ci sono state molte edizioni e persino una versione cinematografica firmata, nel 1975, da Giovanni Grimaldi. Bene ha fatto Walter Pagliaro a scegliere, nel riproporre quest’opera, una chiave diversa da quella dello scandalo sessuale. La sua lettura è, infatti, più psicologica che sociale, più individuale che collettiva. La storia della governante omosessuale che fa licenziare la povera servetta ignorante accusandola d’averle fatto delle proposte indecenti e ne causa, involontariamente, la morte offre spunto ad una riflessione articolata. Il palcoscenico segue quest’impostazione dividendosi in due zone: un’anteriore dedicata al realismo e una retrostante, dominata da un grande specchio, destinata a riflettere i tormenti psicologici. Lo stesso finale, con la diffamatrice che si uccide appesa ad una croce, vittima – carnefice di se stessa, esemplifica bene questa scelta. La cosa che convince meno è l’affastellarsi di piani di lettura e proposte, in uno con una recitazione non esente da toni troppo gridati o, all’opposto, esageratamente piani. In definitiva uno spettacolo interessante, ma che sfrutta solo in parte le intelligenti premesse da cui muove.

 
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