La centaura
Testo: Giovanni Battista Andreini (1579 - 1654), regia: Luca Ronconi; scene: Margherita Palli; costumi: Gabriele Mayer; musiche: Paolo Terni; luci: Sandro Sussi; interpreti: Mariangela Melato, Roberto Alinghieri, Riccardo Bini, Massimo Brizi, Arianna Comes, Dino Conti, Stefano Corsi, Giovanni Crippa, Pasquale Di Filippo, Raffaele Esposito, Ludovico Fremont, Luca Giordana, Alberto Giusta, Mario Menini, Stefano Moretti, Enzo Paci, Flavio Parenti, Franca Penone, Tea Sammarti, Marco Sciaccaluga, Simone Toni, Mariangeles Torres, Antonio Zavatteri. |
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Lo spirito con cui Luca Ronconi si è avvicinato a La centaura di Giovanni Battista Andreini (1579 – 1654, entrambe le date assunte con beneficio d’inventario) è tendenzialmente filologico e blandamente ironico. La filologia concerne l’animo con cui la regia affronta questo mastodontico testo barocco, non già la pretesa di ricostruire uno spettacolo così come si faceva al tempo. L’ironia punteggia, di brevi lampi, alcuni momenti della recitazione, spesso spinta all’estremo, e qualche piccola gag disseminata qua e là. Il testo è diviso in tre parti - commedia, pastorale, tragedia – che il regista e lo scenografo affrontano con stili diversi. Il primo sfiora il teatro dell’Arte, così come comunemente inteso, il secondo la sovrabbondanza barocca, il terzo sembra annunciare le grandi tragedie shakespeariane. Ne nasce una messa in scena coloratissima, densa, sovrabbondante, anche per la lunghezza che sfiora le quattro ore, intervalli compresi. Una proposta complessa, non di lettura immediata e più vicina ad un saggio sulla teatralità che non ad uno spettacolo inteso secondo la sensibilità d’oggi. Sembra quasi che il regista si sia messo sulla stessa lunghezza d’onda dell’autore che, oltre che teatrante, fu anche autore di saggi morali ed ebbe una predilezione per il teatro sacro. Gli attori, ad iniziare da Mariangela Melato, si piegano docilmente alle scelte della regia non temendo di calcare su toni e sui gesti. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |