L'ispettore Generale
Testo: Nikolaj Gogol (1809 - 1852); versione italiana: Vittorio Franceschi tratta dall'adattamento francese di André Markowicz; regia e scene: Matthias Langhoff; costumi:Catherine Rankl; musiche: Alfred Schnittke (Gogol Suite); luci: Piero Niego; fonico: ClaudioTorlai; pittura del ciclorama: Catherine Rankl, Antoine Fontaine; interpreti: Eros Pagni, Muriel Mayette, Emmanuelle Wion, Federico Vanni, Marco Sciaccaluga, Roberto Alinghieri, Aldo Ottobrino, Jean-Marc Stehlé, Vittorio Franceschi, Antonio Zavatteri, Jurij Ferrini, Ferruccio Soleri, Marco Zanutto, Tinidad Inglesias, Rachid Zanouda. |
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In una città di provincia della Russia zarista, giunge notizia del prossimo arrivo di un ispettore ministeriale, incaricato di verificare l'andamento degli affari pubblici. Il sindaco e i suo entourage - direttore dell'ospedale, preside, responsabile dell'ufficio postale - hanno molto da nascondere: tangenti, ruberie, favoritismi, imbrogli. Preda al terrore i disonesti scambiano un giovane di passaggio per il temuto funzionario, lo riempiono di soldi e regali, il sindaco stesso si dice onorato dall'ipotesi di diventargli suocero. Il giovane incassa, racconta frottole, illude i lestofanti e scappa con il malloppo, proprio mentre arriva il vero Revisore. Scritto alla metà dell'ottocento da Niclolaj Gogol, "L'ispettore Generale" ha dato spunto a spettacoli teatrali e film. Il testo è ora proposto da Matthias Langhoff in una bella versione curata da Vittorio Franceschi. Il regista si rifà al teatro di Vasevold Mejerchol'd che, nel 1926, in pieno rinnovamento culturale post rivoluzione d'ottobre, ne diede una rappresentazione in stile costruttivista. A quel movimento si richiama l'impianto scenico, con, al centro, una grande torre circolare nel cui interno trovano spazio i vari luoghi in cui si svolge la storia. Per quanto riguarda, invece, la lettura complessiva, la scelta e di legare Gogol a Kafka, non trascurando Brecht e Ionesco. Lo spettacolo che ne deriva è di grande livello, complesso e corposo - più di tre ore e mezzo di palcoscenico - ma senza pesantezza, riflessivo e stimolante, ma senza noia. Davvero un grande inizio per la stagione del Teatro di Genova. |
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