Io sono il maestro

Testo: Hrafnhildur Hagalin Gudmunsdottìr (Reykjavik, 1965); regia Sergio Maifredi; scene. Emanuele Conte; costumi: Danièle Sulewic; musiche a cura di Davide Nocellin; interpreti: Paolo Graziosi, Lisa Galantini, Aldo Ottobrinmo.

  URL: http://www.teatrodellatosse.it/tournee/index.asp

A Sergio Maifredi vanno riconosciuti almeno due meriti. Il primo è avere proposto il nuovo teatro islandese, il secondo di averlo fatto con un testo forte, di cui ci ha dato una bella regia. Io sono il maestro di Hrafnhildur Hagalin Gudmunsdottìr è la prima opera proveniente da quel lontano paese ad approdare sulle scene italiane ed il meno che si può dire è che fa subito venire la voglia di vederne altre, di conoscere meglio gli autori di questa nazione. E’ un dramma che ha per protagonisti tre soli personaggi: una giovane coppia di chitarristi classici e il loro maestro. Quest’ultimo capita improvvisamente nell’appartamento in cui vivono, vi s’installa quasi di prepotenza e, nel breve giro di pochi giorni, sconvolge la loro vita. All’inizio sembra che il tema sia quello del classico tradimento, con la giovane moglie affascinata dal maturo concertista, poi lentamente il quadro cambia ed emerge il conflitto fra vera vocazione artistica e mestiere. Lo spettacolo si apre con la citazione del grande chitarrista giapponese che, poco dopo aver vinto un importante concorso internazionale, si taglia un dito. La scena si ripeterà alla fine dello spettacolo e darà il senso di quanto accaduto prima. La giovane, artista di grandissimo talento, non riesce ad accogliere gli stimoli che le vengono dall’ex – insegnante, ormai avviato sulla strada del declino ateistico e, non potendo raggiungere la perfezione che intuisce con la mente, preferisce rinunciare drammaticamente alla musica. Diversa la scelta del suo giovane compagno che si accontenta di un’aurea medierà professionale. Il tema è importante e il testo lo sviluppa con grande abilità. L’ossessione per l’irraggiungibilità della perfezione artistica è risolta dal regista con un crescendo di toni e una catena di scene drammatiche di grande rilievo. Bravi gli interpreti, con la giovane Lisa Galantini che mette in campo un’intensità e una misura che superano di molto il corretto professionismo d’Aldo Ottobrino e gli eccessi nevrotici di Paolo Graziosi.

 
Valutazione: 1 2 3 4 5