Il malato immaginario

Testo: Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière (1622 - 1673); traduzione: Patrizia Valduga; regia: Lamberto Puggelli; scene: Luisa Spinarelli; costumi: Vera Marzot; musiche: Filippo Del Corno; luci: Alessandro Carletti; movimenti minici: Marise Flach; interpreti: Franco Branciaroli, Susanna Marcomeni, Mimmo Craig, Anna Saia, Alarico Salaroli, Luca Sandri, Antonio Zanoletti, Gianluca Gobbi, Valentina Arru, Sante Calogero, Teresa Vanalesti.

"Il malato immaginario" è passato alla storia, non solo come uno dei maggiori testi scritti e interpretati da Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, ma anche per essere strettamente legato alla fine del suo autore. La prima rappresentazione avvenne il 10 febbraio 1673, alla quarta replica - il 17 - Molière, da qualche tempo malato ai polmoni, si accasciò sul palcoscenico. Trasportato nella sua casa, in rue de Richelieu, spirò poche ore dopo. Il testo è rimasto nella memoria anche quale esempio dell'antipatia del drammaturgo per i medici, considerati poco più che ciarlatani, preoccupati solo si accumulare denaro. La versione di questo copione proposta da Lamberto Puggelli muove su due binari: una ricostruzione filologica dell'opera e una lettura che privilegia il discorso sul teatro nel teatro. Fa parte del primo aspetto la proposta scenografica di Luisa Spinelli che, su uno sfondo dipinto che rappresenta una lunga fuga di stanze, pone al centro del palcoscenico una sorta di piattaforma - scacchiera su cui regna la poltrona su cui siede, per quasi tutta la rappresentazione, Argante, la stessa che la tradizione teatrale individua come letto di morte dell'autore. Il protagonista è un ricco borghese sanissimo che ha la fissazione di essere gravemente ammalato e, per questo è continuamente purgato e salassato, fisicamente ed economicamente, da medici e farmacisti. Rientrano, invece, nel gusto della rappresentazione nella rappresentazione sia i riferimenti al teatro dell'arte, da cui Molière proveniva e che con il suo teatro superò in modo definitivo, sia la chiusura con la "recita" della laurea assegnata al falso infermo da una compagnia di teatranti. Uno spettacolo robusto cui offre un contributo sostanziale Franco Branciaroli, con una recitazione professionalmente alta e fonicamente molto elaborata. Gli dà la battuta, nel ruolo della serva - padrona Tonina, una splendida Susanna Marcomeni.

 

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