Il Banchiere errante

Testo e ideazione: Moni Ovadia; musiche originali ed elaborazioni: Carlo Boccadoro; "Avremi der marvikher" e " Der zinger fun noyt" elaborate da Lee Colbert, coordinamento musicate della TheatreOrchestra: Emilio Valloriani, scene: Gianni Carluccio; Costumi: Elisa Savi; luci: Amerigo Varesi; suono: Mauro Pagiaro; interpreti: Moni Ovadia, Lee Colbert, Roman Stiwulak, Vincenzo Pasquariello; ThetareOrchestra: Luca Bonvini, Janos Husur, Massimo Marcer, Albert Mihai, Paolo Rocca, Emilio Vallorini. 

Moni Ovadia continua la ricerca sui fondamentali del mondo ebraico, affrontandone uno fra i più mistificati e complessi: il rapporto con il denaro. Lo fa a suo modo, ricorrendo ad uno spettacolo che, sin dal titolo: "Il banchiere errante", ironizza e cita uno degli appellativi tipici di questa religione. Il suo è un banchiere eterno, che fa del rapporto con la ricchezza e il commercio un tramite profondo con il divino. Una figura che vaga per il mondo sin dai tempi della schiavitù d'Egitto e del Vitello D'oro. La rappresentazione alterna brani musicali - in inglese e jiddish - a storielle d'autoironia ebraica, molte delle quali recuperate da testi precedenti di quest'autore. Ne nasce una proposta interessante e natura che ha il solo difetto di non aggiungere nulla a quanto già sperimentato in passato. Una rimpatriata forte e piacevole, ma non nuova. Come al solito di grande effetto e abilità il lavoro della TheaterOrchesta che, in questo caso, assurge al ruolo di vera coprotagonista.

 
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