Elena
Testo. Euripide (480 - 406 a.c.); traduzione: Caterina Barone; regia: Marco Sciaccaluga; scene e costumi: Valeria Manari, luci: Franco Buzzanca; musiche: Andrea Nicolini; interpreti Frederique Loliée, Eros Pagni, Mariella Lo Giudice, Sebastiano Tringali, Pietro Montandon, Angelo Tosto, Mimmo Mignemi, Silvio Laviano, Massimo Leggio. |
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Euripide scrisse Elena nel 412 avanti Cristo, in un momento in cui Atene correva seri pericoli nella guerra contro Sparta. La sua rivale, infatti, aveva rimpinguato le finanze pubbliche cedendo ai Persiani le città dell’Asia Minore. In un momento in cui si dava fiato alla retorica patriottica, sorprende la presentazione di un testo pacifista, è un contrasto che ha sollecitato l’inventiva di Marco Sciaccaluga nella costruzione dello spettacolo prodotto dal Teatro di Genova e da quello di Catania. La guerra di Troia è finita da sette anni e Menelao naufraga sull’isola egiziana di Faro. Qui scopre che l’Elena perciò ha combattuto era solo un simulacro di sua moglie che, invece, è prigioniera proprio dell’isola su cui è fortunosamente arrivato. La donna è nelle mani di Teoclimeno, che la vuole sposare a tutti i costi. I due coniugi, finalmente riuniti, organizzano un inganno ai danni dell’egizio e riescono a fuggire. La proposta di Marco Sciaccaluga è ricca di suggestioni, non tutte chiare o spinte sino a conseguenze coerenti. La scena, stile rovine dopo la tragedia, è fortemente avanzata verso la platea ed è circondata da tribune su cui siede una parte del pubblico, ma non si collega ad una precisa lettura del testo. Gli attori hanno stile non uniforme e poco funzionale alle scelte di regia. Frédérique Loliée recita con voce molto accentata, senza per questo legarsi ad una qualche ragione estetica, mentre Eros Pagni appare sicuramente più in ruolo con il suo Menelao grossolano e violento. E’ uno spettacolo che lascia positivamente perplessi, ma anche sconcertati. |
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