L'amore delle tre melarance, un travestimento fiabesco dal canovaccio di Carlo Gozzi

Testo: Carlo Gozzi (1720 - 1806); travestimento fiabesco: Edoardo Sanguineti, regia Benno Besson; coregia, scene e costumi: Ezio Toffolutti; maschere, sculture, effetti speciali: Giorgio Spiller; luci: Emidio Benezzi; Adriano Iurissevich, Paolo serra, Piergiorgio Fasolo, Daniela Giordano, Lello Arena, Giovanni calò, Orietta Notari, Marco Avogadro, Mariangeles Torres, Lia Zinno, Alessandro Maggi, Nunzia Greco, Alicia Toffolutti.

"L'amore delle tre melarance" è fra le opere che più si prestano ad interpretazioni originali. Scritto nel 1761 dal veneziano Carlo Gozzi, contemporaneo e avversario di Carlo Goldoni, fu composto in forma di canovaccio lasciando ampio spazio alle invenzioni degli attori, anche se lo stesso autore ha poi vergato un'"Analisi riflessiva" che ha spesso vincolato le rappresentazioni successive. Edoardo Sanguineti ha preso in mano il testo sconvolgendolo completamente. Fedele al convincimento che il sublime spesso nasce dal volgare, ne ha fatto una sorta di base per uno spettacolo di varietà satirica su personaggi e i costumi attuali. Silvio Berlusconi, le più popolari trasmissioni televisive, i comici napoletani diventano l'oggetto di un impasto dal forte afrore popolaresco, denso di "parole del gatto", di gesti e costumi che rappresentano, grottescamente, seni, membri, pelvi. La storia è quella del principe Tartaglia che parte alla ricerca di tre magiche melarance che lo salveranno dalla morte per malinconia. Per riuscirci deve dribblare i tranelli della Fata Morgana e le trame dell'insidiosa Clarice. Il regista Benno Besson, qui al suo terzo incontro con quest'opera, ha assecondato il lavoro di Sanguineti giocando su una scena volutamente fatata e su costumi che citano ora i vecchi disegni animati ora gli schizzi di Federico Fellini. Coperti da capo a piedi, mascherati, resi quasi irriconoscibili gli attori stanno bene al gioco, ad iniziare dal protagonista Lello Arena. Sarebbe troppo affermare che si tratta di una proposta convincente al cento per cento o che l'assunto teorico sanguinettiano sia del tutto convincente, ma colori e fantasia non mancano.

 
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