Alcesti o la recita dell'esilio
Testi: Giovanni Raboni (1932 - 2004); regia: Cesare Lievi; interpreti: Ester Galazzi, Roberto Trifirò, Gianfranco Varetto, Francesco Vitale; scene: Ester Galazzi, Roberto Trifirò, Gianfranco Varetto, Francesco Vitale; costumi: Valeria Ferremi; luci: Gigi Saccomandi. |
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Alcesti è una figura femminile che attraversa buona parte della letteratura e del mito, percorrendo una strada che va dai testi dell’antica Grecia (Euripide) sino ai giorni nostri e passando per la penna d’autori come Hugo von Hofmannsthal e Vittorio Alfieri o le note di Christoph Willibald Gluck e Georg Friedrich Händel. Giovanni Roboni l’ha utilizzata per un dramma in versi che Cesare Lievi ha messo in scena con una scenografia basata su un palcoscenico quasi nudo. La vicenda si svolge in un teatro vuoto ove trovano momentaneo alloggio una padre, il figlio e la nuora perseguitati da un regime dispotico e golpista che da loro la caccia dopo avere soggiogato l’intero paese. Stanno aspettando un traghettatore che li porterà in salvo, ma apprendono, all’ultimo momento, che solo a due di loro sarà concesso partire. La terribile scelta innescherà gelosie, egoismi, piccole vendette. Sarà la donna a scegliere, decidendo di scomparire e lasciando ai due uomini un miscuglio di gioia e senso di colpa. La versione proposta da Cesare Lievi mette assieme troppe cose. Ci sono i riferimenti a dittature come quelle nazista e cilena, rimandi alla tragedia classica greca, gioco di teatro nel teatro. Un materiale un troppo ampio per una direzione che non sa sceglie fra le molte strade che ha davanti. É una condizione d’impotenza creativa aggravata da una recitazione tutt’altro che perfetta, che partorisce un catalogo verboso, sovrabbondante e poco originale. |
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