Il gusto dell’anguria (Tian bian yi duo yun)

Regia: Ming-liang Tsai; sceneggiatura: Ming-liang;  interpreti: Kang-sheng Lee, Shiang-chyi Chen, Yi-Ching, Lu Kuei-Mei, Yang Sumomo Yozakura; produttori: Bruno Pésery, Vincent Wang; fotografia: Pen-jung Liao; montaggio:  Sheng-Chang Chen; scenografo: Timmy Yip; dirazione artistica: Tian Jue Lee; arredatore: Mei Ching Huang; costumi: Huey Mei Sun; società produttrici: Arena Films Homegreen, Films arte, France Cinéma; nazionalità: Francia / Taiwan; data di produzione: 2005; durata: 114 min.
URL: http://www.imdb.com/title/tt0445760/

Tsai Ming-Liang è uno dei grandi registi contemporanei, una sorta di Michelangelo Antonioni dell’estremo Oriente. Il suo cinema, similmente a quello del maestro italiano, indaga l’incomunicabilità dei sentimenti, la desolazione della vita nelle grandi metropoli, la solitudine dell’uomo e, soprattutto, della donna a contatto con un mondo aridamente supertecnologico da cui sembra cancellata (definitivamente?) ogni possibilità di rapporto, anche corporeo, fra gli esseri umani. Il gusto dell'anguria è ambientato in un un periodo di siccità. Shiang-chyi e Hsiao-kang vivono in un grande immobile popolare di Taipei, lei accumula acqua rubandola dove può, lui lavora come attore in un film porno che si sta girando nell’appartamento sopra a quello della ragazza. I due si sono già conosciuti in un film precedente di quest’autore, Che ora è laggiù (Ni neibian jidian, 2001), in cui l’uomo vendeva orologi per strada e lei cercava un particolare modello, prima di partire per Parigi. Ritornata dalla capitale francese è più sola che mai e vorrebbe fare l’amore con l’attore che rifiuta le sue avance, disgustato dall’uso continuo che è costretto a fare del sesso, come strumento di lavoro. Complice il malore dell’interprete del film sporcaccione, forse causa un’overdose, lei entra nell’appartamento in cui si sta girando il filmaccio. E’ una delle scene più forti e inquietanti, con l’operatore che gira dettagli anatomici, mentre il maschio penetra la donna in stato d’incoscienza, sorretta da un addetto alle riprese. La scena smuove ancor più la ragazza, che inizia a gemere all’unisono con la falsa copula. L'uomo, attratto dai gemiti, la costringe ad una fellazio in cui, forse, muore soffocata. E' un atto estremo che, sotto le parvenze dell’amore, incarna una terribile violenza e una non meno tragica certificazione d’impotenza. Il film è cadenzato da numeri di musical, che contrappuntano sia la trasformazione della società militarista taiwanese (il balletto attorno alla statua di Chiang Kai-shek) in un immenso mercato, sia la mercificazione commerciale dell’erotismo (il balletto nella latrina). Il film è straordinariamente forte dal punto espressivo e ricchissimo di riferimenti come la siccità, che allude ad una possibile catastrofe mondiale, allo stesso modo dell'alluvione, in cui si svolgeva The Hole - Il buco (Dong, 1998) e rigoroso nello stile. Un’opera da non perdere.

 
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