Una lunga domenica di passioni
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Una giovane donna zoppa rifiuta di credere alla morte del fidanzato, condannato per automutilazione e abbandonato, assieme ad altri quattro disgraziati, nella terra di nessuno fra l’esercito francese e quello tedesco durante una delle fasi più cruente della prima guerra mondiale. La ragazza, inizia una sua personale ricerca, chierisce la fine degli altri condannati, scopre che i malcapitati sono graziati, ma il documento era stato strappato da un generale sadico ed erotomane, arriva a ritrovare due superstiti, fra cui il suo beneamato. Con Una lunga domenica di passioni (Un long dimanche de fiançailles) Jean-Pierre Jeunet disegna un quadro realistico e impietoso del grande massacro in cui iscrive una cocciuta storia d’amore. Il tutto raccontato con sfoggio di tecnologia – poche volte si è vista una vita di trincea tanto realistica e una vecchia Parigi così vera – e stile originale, forse persino un po’ troppo arzigogolato. Il film è tratto dal romanzo di Sébastien Japrisot e interpretato da Audrey Tautou, un’attrice feticcio di questo regista con la quale ha realizzato anche il fortunato Il favoloso mondo di Amélie (Le fabuleux destin d'Amélie Poulain, 2000). La somma di realismo crudele e sogno romantico sostiene un’opera che, nonostante un’eccessiva lunghezza e qualche caduta, convince per l’intelligenza della costruzione e la poesia dello stile. |
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