Tutti i battiti del mio cuore (De battre mon coeur s'est arrêté)

Regia: Jacques Audiard; sceneggiatura: Jacques Audiard, Tonino Benacquista,  James Toback (sceneggiatura originale); interpreti: Romain Duris, Niels Arestrup, Jonathan Zaccaï, Gilles Cohen, Linh Dan Pham, Aure Atika, Emmanuelle Devos, Anton Yakovlev; produttori: Pascal Caucheteux; musica: Alexandre Desplat; fotografia: Stéphane Fontaine; montaggio: Juliette Welfling; ricerca attori: Richard Rousseau, Marion Touitou; scenografo. François Emmanuelli; arredatore: Marie Cheminal, Sandrine Mauvezin; costumi: Virginie Montel; società di produzione:  Why Not Productions, Sédif Productions, France 3 Cinéma, Cofimage 15, Canal+, Ciné Cinémas, Région Ile-de-France; nazionalità: Francia; anno di produzione: 2005; durata: 107 min.
 
URL: http://www.wellspring.com/movies/movie.html?movie_id=63
TRAILER

Thomas Seyr fa un lavoro al limite del malavitoso. Ufficialmente è un agente immobiliare, in realtà compera e vende palazzi malandati, poi, con alcuni soci non meno mariuoli di lui, sloggia gli occupanti, legali o illegali poco importa, con metodi a dir poco spicci: gli butta in casa topi, scaraventa i mobili dalla finestra, bastona gli occupanti. Alle spalle ha un padre non meno spregiudicato di lui, ma anche un grande sogno infranto: giovane promettente pianista ha dovuto abbandonare la professione per darsi agli affari. Gli capita che un antico maestro gli offra un’audizione e, con essa, la possibilità di riprende il percorso artistico. Aiutato da una virtuosa cinese tenta la sorte, ma gli andrà male. In un finale abbastanza consolatorio lo vediamo diventato manager dell’insegnante e assisterla al primo concerto in Francia, prendendosi anche la soddisfazione di castigare a dovere il mafioso russo che gli ha fatto ammazzare il padre. Tutti i battiti del mio cuore (De battre mon coeur s'est arrêté) di Jacques Audiard è un misto di film esistenziale e di racconto nero, con il risultato che non riesce ad essere bene né l’uno né l’altro. Il versante psicologico è approssimato, ripetitivo, superficiale, mentre quello criminale non va oltre l’originalità della professione scelta. La struttura narrativa procede a scatti, accumulando troppi materiali senza riuscire a scegliere una strada e percorrerla sino in fondo. Il ritmo della narrazione alterna scene di strazio umano a brani degni di un film d’azione. Unico merito il duetto con la virtuosa cinese, che non parla francese e che instaura con il nevrotico allievo un rapporto dolcissimo e rispettoso della dignità reciproca. Questo film, che è un rifacimento piuttosto libero di Rapsodia per un killer (Fingers, 1978) di James Toback, ha vinto l’Orso d’Argento all’ultimo festival di Berlino.

 
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