Roger Dodger

Regia: Dylan Kidd; sceneggiatura: Dylan Kidd; interpreti: Campbell Scott, Jesse Eisenberg, Isabella Rossellini, Elizabeth Berkley, Jennifer Beals, Mina Badie, Ben Shenkman, Chris Stack,  Lisa Emery; produttori; Anne Chaisson, Martin Garvey, Dylan Kidd, Per Melita, Campbell Scott, George VanBuskirk;  musica originale: Craig Wedren; fotografia: Joaquín Baca-Asay; montaggio: Andy Keir; ricerca attori:  Laylee Olfat, Marcia Turner; scenografo: Stephen Beatrice; direzione artistica: Dina Varano; arredatore: Brenna Griffin; costumi: Lisa Marzolf,  Amy Westcott; società produttrici: Holedigger Films Inc., Roger Dodger LLC; nazionalità: USA; anno d'edizione: 2002; durata: 104 min.

URL: http://us.imdb.com/title/tt0299117/
TRAILER

Roger Dodger (Roger il furbacchione) dell'esordiente Dylan Kidd racconta un paio di notti a Manhattan con un seduttore quasi professionale e un diciassettenne ingenuo. Roger Swanson, pubblicitario di successo e inveterato “sciupafemmine”, pretende d’insegnare al nipote Nick l’arte di conquistare le donne. Ha anche deciso che quella sarà la notte in cui, grazie ai suoi servizi, il ragazzo perderà la verginità. La cosa non riesce, neppure ricorrendo ai servizi di una prostituta e il disincantato play – boy scoprirà che purezza, ingenuità, sentimenti sono più forti del cinismo e dell’astuzia. Il film è girato con stile cupo, costruito su poche sequenze, con la macchina da presa che oscilla sino al limite del sopportabile e con una netta dominanza dei dialoghi sulle immagini. I primi impastano intelligentemente malinconia e ironia, consegnandoci il quadro di un uomo più solo che felice, più ammirato che rispettato. Lo stile non è originalissimo e la struttura dell’opera non fra le migliori. Il dato interessante è l’abile scandaglio di una psicologia tutt’altro che unica e, di riflesso, il quadro di uno stile di vita arido, egoista, inutile. La nota più interessante del film è la capacità di suggerire lo spirito newyorkese senza quasi mostrare le classiche immagini da cartolina della Grande Mela. Qui c’è veramente lo spirito della città, quel dato così forte e profondo che, per emergere, non ha neppure bisogno d’illustrazioni.

 
Valutazione: 1 2 3 4 5