Quo Vadis Baby?
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Gabriele Salvatores continua a muoversi nell’alveo della giovane letteratura italiana per trovare spunti da portare sullo schermo. Dopo Niccolò Ammaniti da un cui romanzo ha tratto Io non ho paura (2003) è ora la volta Grazia Verasani da un cui volume (edito da Colorado Film, una casa editrice con la quale il regista ha solidi legami) ha dedotto Quo Vadis Baby? frase che compare nei dialoghi di Ultimo Tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci. La trama racconta di un'investigatrice privata bolognese che lavora nell’agenzia del padre e ama un po' troppo la bottiglia. Passa i giorni spiando adulteri per conto di mariti sospettosi e le notti in solitudine in un appartamentino, che divide con un gatto, o tirando tardi in locali fumosi di dubbia fama in una Bologna prevalentemente notturna. Tra i molti tarli che la rodono ci sono le misteriose ragioni che hanno spinto sua sorella ad uccidersi, sedici anni prima. L’arrivo di una scatola di videocassette spedite dall’ultimo compagno ufficiale della suicida, fa esplodere i dubbi da tempo covati e innesta in lei la voglia di scoprire i molti scheletri custoditi negli armadi della sua famiglia. Come spesso capita a questo regista, c’è troppa carne al fuoco, i temi si affastellano senza esaurirsi compiutamente. Sono difetti che non compromettono in modo definitivo il bilancio di un film professionalmente alto e pregevole, soprattutto, per l’interpretazione di Angela Baraldi, una cantante non nuova ad incursioni nel mondo del cinema: Fuochino (1998) di Carlotta Cerquetti, Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996) di Enza Neuroni, Come due coccodrilli (1994) di Giacomo Campiotti. Il film è ricco, persino troppo, di citazioni cinematografiche che identificano le passioni e i punti di riferimento del regista: Fritz Lang, Bernardo Bertolucci, la nouvelle vague, il cinema di genere americano. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |