Prendimi l'anima
Regia: Roberto Faenza; sceneggiatura: Roberto Faenza, interpreti: Iain Glen, Emilia Fox, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Jane Alexander, Michele Melega, Daria Galluccio; fotografia: Maurizio Calvesi; montaggio: Massimo Fiocchi; scenografia: Giantito Burchiellaro; costumi: Francesca Sartori; musica: Andrea Guerra; produttore: Elda Ferri; società di produzione: Jean Vigò Italia, Cowboy Films, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; nazionalità: Italia anno: 2002 durata: 102' |
|
Nel 1904 Carl Gustav Jung è un giovane medico, si è laureato quattro anni prima e considera Sigmund Freud il suo maestro. Si è sposato da poco e sta per pubblicare i primi saggi quando gli capita una giovane paziente russa, Sabina Spielrein, che riesce a guarire da una forma grave d’isteria e della quale s’innamora, corrisposto appassionatamente. La ragazza, terminata burrascosamente la relazione,si laurea in psicanalisi e pedagogia, poi ritorna in patria, ove è nata la Repubblica Sovietica, gettandosi anima e corpo nella costruzione di un nuovo metodo di trattare i bambini difficili. Il suo “asilo bianco” diviene un centro di sperimentazione pedagogica, destinato ad essere spazzato via del gelido vento stalinista. Non molti anni dopo, nel 1942, la donna sarà una delle molte vittime del massacro perpetrato dalle SS all’interno della sinagoga di Rostov. Roberto Faenza dedica a questa figura un film che ne contiene almeno due, forse tre. Il primo racconta la guarigione e la storia d’amore fra paziente e analista, la seconda la vicenda russa di una delle tante vittime dello stalinismo, la terza dovrebbe servire a legare le prime due e ha al centro, ai giorni nostri, uno storico inglese che sta lavorando sugli archivi moscoviti e una ragazza che sta seguendo le tracce di Sabina. I tre momenti non si amalgamano e rimangono come rami separati di un tronco inesistente. Questo non solo per ciò che riguarda lo sviluppo della storia, ma anche lo stile e le tematiche che la animano. La vicenda psichiatrica sboccia in un amore torrido, ma quest’ultimo dice ben poco sulla complessa relazione psichiatra – paziente. La storia “politica” sembra un’appendice male collegata al resto. La vicenda contemporanea è estranea a tutto ciò in cui è immersa. Non si tratta solo di legami drammaturgici, ma di connessioni stilistiche e tematiche. Un mosaico con qualche tessera interessante, ma che non fornisce alcun disegno unitario. |
|
Valutazione: 1 2 3 4 5 |