Pinocchio

Regia: Roberto Benigni; soggetto dal libro di Carlo (Lorenzini) Collodi; sceneggiatura: Roberto Benigni, Vincenzo Cerami, Brendan Donnison (adattamento della versione inglese); interpreti: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Carlo Giuffrè, Mino Bellei, Kim Rossi Stuart, Alessandro Bergonzoni, Corrado Pani, Vincenzo Cerami, Bruno Arena, Giuseppe Barra, Riccardo Bizzarri, Lando Buzzanca, Max Cavallari, Luis Molteni; produttori: Gianluigi Braschi, Nicoletta Braschi, Mario Cotone, Elda Ferri; musica originale: Nicola Piovani; fotografia: Dante Spinotti; montaggio: Simona Paggi; scenografo: Danilo Donati; diretore artistico: Maurizio Sabatini; allestimento set: Diego Maria Giorgetti; costumi: Danilo Donati; suono: Fabrizio Palmisano; effetti speciali: Maurizio Corridori; società di produzione: Canal+, Exon Picture, KC Medien AG, Melampo Cinematografica; nazionalità Italia; anno di produzione: 20002; durata: 111 min.

URL: http://us.imdb.com/Title?0255477
URL: http://www.rottentomatoes.com/m/Pinocchio-10000580/photos.php
TRAILER

Il Pinocchio di Roberto Benigni ha alcuni meriti e un grande difetto. Iniziamo dai primi. Si è visto poche volte un film italiano tanto professionalmente pregevole quanto questo. Fotografia d’altissimo livello, scenografie magistrali, scelta precisa degli attori – ad eccezione dell’algida Fatina di Nicoletta Braschi – musiche efficaci. Tutto concorre a dare lustro ad una produzione in grado di stare sul mercato internazionale alla pari con i grandi film americani. E' anche una rondine che non fa primavera: iniziative così, in Europa, se ne realizza una ogni vent’anni, anche perché i costi, indispensabili per ottenere un simile risultato, sono inavvicinabili per la maggior parte delle industrie europee. Il film è costato varie decine di milioni d’euro ed è sorretto da un lancio altrettanto milionario. Un risultato reso possibile dal forte impegno della Melampo, la società dello stesso Benigni e della moglie Nicoletta Braschi, e dall’apporto distributivo dell’americana Miramax. Il secondo elemento positivo è riconducibile ad alcuni spazzi di grande cinema: l’inizio con il tronco che rotola in mezzo alla gente, la sequenza del teatro di Mangiafuoco, il finale con l’ombra del burattino che rifiuta il ripristino dell’ordine. Ci sono anche pregevoli citazioni da Fellini (il paese dei Balocchi), Tim Burton (la lunga sequenza notturna nel bosco, il ventre del pescecane), Pier Paolo Pasolini (i burattini umani). Le note positive terminano qui e cedono il passo alle perplessità, che si ricollegano alla scelta di presentare il testo di Collodi, uno dei più complessi e importanti della letteratura tardo ottocentesca, senza sottoporlo ad una precisa chiave di lettura. C’è la tendenza a porre l’accento sugli aspetti gotici, esaltare i riferimenti alla morte, ma manca un’idea complessiva. Pinocchio è stato proposto, anche dal cinema, in vari modi: dalla favola moralistica (Walt Disney), al taglio psicanalitico (OcchioPinocchio di Francesco Nuti), all’appello alla trasgressione (Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini). Roberto Benigni evita ogni scelta, si limita ad una fastosa illustrazione del libro e questa decisione spalma sul film uno strato di freddezza che fa rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere e non è.

 
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