Non desiderare la donna d'altri (Brødre)
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Gli attori che compaiono in Brødre (Fratelli, che esce in Italia con il titolo Non desiderare la donna d’altri) di Susanne Bier, regista del non dimenticato Elsker dig for evigt (Open Heart, 2002), hanno ottenuto la palma dei migliori interpreti all’ultimo Festival di San Sebastian. È un’opera in cui la regista danese riconferma l’adesione al movimento Dogma, proponendo un film compatto e ben costruito anche se un po’ prevedibile. Una coppia danese vive felice con le figlie giovanissime. La sola nube sulla loro esistenza è il fratello del marito, un alcolizzato appena uscito dalla prigione. Il capo famiglia è un militare di carriera inviato in l’Afghanistan per una missione ONU. Poco dopo essere arrivato nel paese asiatico l’elicottero su cui vola è colpito da un missile della guerriglia e lui è dato per morto, anche se è vivo ed è prigioniero dei talebani. La moglie si dispera e trova consolazione nell’affetto nel cognato. Durante la detenzione, il militare è costretto a scegliere fra essere ucciso o ammazzare un commilitone, anche lui prigioniero degli insorti. Lo finisce a colpi di sbarra poco prima di essere liberato da soldati del contingente ONU. Si guarda bene dal confessare ciò che ha fatto ed è rimpatriato con tutti gli onori. A casa non riesce a trovare pace ed intuisce che qualche cosa è accaduta, anche se solo a livello di simpatia sentimentale, fra sua moglie e il fratello. Quasi impazzito sfascia l’abitazione, tenta di uccidere i due presunti fedifraghi e finisce in prigione per aver sottratto la pistola e minacciato un poliziotto. In galera sembra ritrovare la serenità, tanto che inizia a raccontare alla moglie ciò che gli è capitato durante la prigionia. Il film non rispetta in modo ferreo i dettami Dogma, tanto che, ad esempio, usa la musica come elemento di sottolineatura sentimentale. Nella sostanza ruota attorno ad alcuni temi cari non solo al cinema di questo filone, ma all’intera cultura nordica e protestante: il senso di colpa inalienabile, il rovesciamento dei ruoli – chi inizia come un angelo, ben preso si rivela un demonio – e la relatività dei valori. Se, da questo punto di vista, c’e poco di nuovo, nel complesso la struttura è solida e il racconto funziona bene evitando le numerose trappole - come la storia del creduto morto che, invece, ritorna - di cui è imbottito il soggetto. |
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