Mary

Regia: Abel Ferrara; sceneggiatura: Abel Ferrara, Mario Isabella, Simone Lageoles; interpreti: Juliette Binoche, Forest Whitaker, Matthew Modine, Giovanni Capalbo, Marion Cotillard, Ettore D'Alessandro; produttori: Jean Cazes, Roberto De Nigris, Frank DeCurtis, David Hausen, Thierry Klemniuk, Jean-Pierre Marois, Riccardo Neri, Lewis Saul, Fernando Sulichin; musica: Francis Kuipers; fotografia: Stefano Falivene, Abel Ferrara; montaggio: Patrizio Marone, Fabio Nunziata, Langdon Page, Julia Ruell; scenografo: Frank DeCurtis; costumi: Frank DeCurtis, Silvia Nebiolo; società produttrici: Wild Bunch, Associated Film, Central Films, De Nigris Productions, Surreel; nazionalità: Italia / Francia / USA; anno di produzione: 2005; durata: 83 min.

URL: http://www.imdb.com/title/tt0425236/

Mary dell’americano Abel Ferrara nasce da una coproduzione a cui ha concorso, con Francia e Stati Uniti, anche l’Italia. Per una certa critica questo regista è un vero nome di culto. Ha diretto un paio di grandi film, Bad Lieutenant (Il cattivo tenente, 1992) e The Funeral (Fratelli, 1996), ma da qualche tempo firma opere assai meno convincenti. Questa sua ultima fatica è poco risolta e notevolmente confusa. Il film ruota attorno a tre storie. Un’attrice, chiamata ad interpretare il ruolo di Maria Maddalena in un film diretto e interpretato da un regista americano anticonformista, è talmente sconvolta dalla prova, da rinunciare alla professione e rifugiarsi a Gerusalemme in meditazione interreligiosa. Nelle stesse ore, New York, un noto conduttore televisivo sta realizzando una serie di dibattiti sulla figura del Cristo. Troppo preso dal lavoro, trascura la moglie incinta che rischia di perdere il figlio, nato prematuro, ne deriva una riflessione drammatica sul senso della vita e la fede con finale ottimista e salvataggio di madre e neonato. Sempre negli stessi giorni il regista del film sulla Maddalena sfida bigotti e conformisti presentando un’opera dissacrante e teologicamente eretica. Secondo questa lettura, realmente sostenuta da alcuni studiosi anticonformisti, la donna sarebbe stata la moglie di Gesù che l’avrebbe eletta sua erede spirituale, ruolo che le è stato negato dai discepoli che hanno confuso le carte per offuscare il suo nome definendola una prostituta redenta. Il film è verboso e confuso, cadenzato da immagini quasi buie, com’è nelle predilezioni stilistiche di quest’autore. E’ molto più detto che visto ed è immerso in temi e riflessioni certamente particolari, ma le cui fila si stenta a cogliere. E’ un cinema di parola più che d’immagini in cui gli assunti teorici, certamente apprezzabili e sicuramente anticonformisti, hanno un peso maggiore della composizione visiva. 

 
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