Lord of War
Regia: Andrew Niccol; sceneggiatura: Andrew Niccol; interpreti: Nicolas Cage, Bridget Moynahan, Jared Leto, Shake Tukhmanyan, Jean-Pierre Nshanian, Jared Burke, Eric Uys, David Shumbris, Stewart Morgan, Jasper Lenz, Kobus Marx, Stephan De Abreu, Jeremy Crutchley, Ian Holm; produttori: Artemio Benki, Greig Buckle, Nicolas Cage, Bradley Cramp, Christopher Eberts, Fabrice Gianfermi, Darren Goldberg, Norman Golightly, Andreas Grosch, Gary Hamilton, Douglas Hansen, Michael Mendelsohn, Andrew Niccol, Chris Roberts, Teri-Lin Robertson, Philippe Rousselet, Andreas Schmid, James D. Stern, Ronaldo Vasconcellos, Jim Vidal; musica: Antonio Pinto, A.R. Rahman, Nathan Whitehead, fotografia: Amir M. Mokri, montaggio: Zach Staenberg ricerca attori: Anna Feyder, Mindy Marin, Christa Shamberger, Mito Skellern; scenografo: Jean-Vincent Puzos; direzione artistica: Mike Berg; arredatore: Fred Du Preez; costumi: Elisabetta Beraldo; società produttrici: Ascendant Pictures, Endgame Entertainment, Entertainment Manufacturing Company, Reeleyes Film, Rising Star, Saturn Films, VIP 3 Medienfonds; nazionalità:USA; anno di produzione: 2005; durata: 122 min. |
|
Se si dovesse giudicare un film solo dalla generosità dei suoi intenti, allora Lord of War (Il signore della guerra) del neozelandese Andrew Niccol (Gattaca, 1997 - S1m0ne, 2002) sarebbe un capolavoro; tuttavia il valore di un’opera cinematografica riguarda anche, e soprattutto, la capacità del regista di raccontare una storia in forma compiuta, stilisticamente corretta, sorretta da una precisa linea estetica e da una non meno netta coerenza espressiva. Nel caso in questione manca proprio questa seconda parte e il testo, pregevole nella denuncia degli orrori di cui si rendono responsabili i mercanti d’armi, si trasforma in una sorta di megacomizio, sicuramente basato su una documentazione irreprensibile e su fatti realmente accaduti, ma ove le parole non sono sorrette dalle immagini e queste ultime finiscono con l’avere ben poco a che fare con le prime. La stessa struttura narrativa, basata su conflitto – sorpresa – abbandono della moglie del protagonista allorché scopre la vera professione del marito, fa acqua da più parti. In definitiva viene quasi da preferire una vecchia commedia italiana sullo stesso argomento diretta e interpretata da Alberto Sordi: Finché c'è guerra c'è speranza (1974). In qual caso, almeno, l’assunto morale (le responsabilità e l’ipocrisia di chi beneficia di questo turpe commercio facendo finta di non sapere) risaltava in modo più deciso e assai meno assolutorio. |
|
Valutazione: 1 2 3 4 5 |