Liberate i pesci
Di Cristina Comencini, sceneggiatura Philippe Blasband, fotografia Virginie Saint-Martin, scenografia Véronique Sacrez, montaggio Chantal Hymans, suono Carlo Thoss, musica Jennot Sanavia, Andé Dziezuk e Marc Mergen, costumi Anne Schotte, con Nathalie Baye, Sergi Lopez, produttore Patrick Quinet, coproduttori Alain Rocca, Michèle Pétin, Laurent Pétin, Claude Waringo, Rolf Schmid, direttore di produzione Olivier Rausin, produzione Artémis Productions, Les Productions Lazennec, ARP, Samsa Film, Fama Film, RTBF, SRG/SF DRS, Calnal+, CCACFB, FNSPA, distribuzione Art Box Le Barjac, nazionalità Belgio, Francia, Lussemburgo 1999, 35mm., 80 minuti. | |
Cristina Comencini ritorna sia all'amata Lecce, già visitata in "Matrimoni", sia all'amore per la commedia italiana. Nella città barese, un mafioso incolto e grossolano, ma amante dell'opera lirica, organizza una rappresentazione in pazza de "L'Aida". In realtà si serve dell'invito al teatro di Mosca per far arrivare, fra gli arredi scenici, un carico di cocaina destinato alla mafia siciliana. Le cose vanno male, la droga sembra persa, i mafiosi s'innervosiscono e i guai in famiglia si moltiplicano, anche perché, improvvisamente, ritorna a casa suo figlio assieme alla figlia di un giornalista che, a suo tempo, il malavitoso aveva fatto fuggire al nord distruggendogli l'automobile. I due giovani si sono innamorati e lei aspetta un bambino. Dopo molti colpi di scena - morti apparenti, stregonerie erotiche, nascondigli segreti - le cose si aggiustano per tutti. La regista guarda con bonomia a quest'Italia cialtrona, corrotta, sempre pronta ad autoassolversi. La prima parte è divertente e ricca di gag spiritose, la seconda tende alla concitazione. In complesso un film divertente e un quadro molto pessimista del mondo che ci circonda. | |
Globale
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