Le passeggiate al Campo di Marte (Les promeneur du champ de Mars)
Regia: Robert Guédiguian; soggetto: dal libro Le Dernier Mitterand di Georges-Marc Benamou, Gilles Taurand; sceneggiatura: Georges-Marc Benamou; interpreti: Michel Bouquet, Jalil Lespert, Philippe Fretun, Jeantot Anne Cantineau, Sarah Grappin, Catherine Salviat, Jeanne Jean-Claude Frissung, Philippe Le Mercier, Serge Kribus, Jean-Claude Bourbault, Grégoire Oestermann, Philippe Lehembre; produttore: Robert Guédiguian, Frank Le Wita, Marc de Bayser; fotografia: Renato Berta; montaggio: Bernard Sasia; ricarca attori: Pierre Sénélas; scenografo: Michel Vandestien; costumi: Juliette Chanaud; società produttrici: Film Oblige, Agat Films & Cie, Arte France Cinéma, Canal+ Centre National de la Cinématographie, Région Ile-de-France, Cofimage 15, Procirep, Angoa-Agicoa; nazionalità: Francia; anno di edizione: 2004; durata: 117 min. |
|
Georges-Marc Benamou ha avuto la fortuna di guidare una lunga intervista con il Presidente francese François Mitterand negli ultimi mesi del suo mandato. L'anziano capo di stato, malato di cancro in fase terminale, stava per ritornare a vita privata dopo aver passato ben quattordici anni all’Eliseo, dal 1981 al 1995). Quelle conversazioni sono alla base di un libro (Le dernier Mitterand) uscito nel 1997, un anno dopo la scomparsa del politico, ed ora trasformato in film da Robert Guédiguian (Le passeggiate al Campo di Marte), che abbandona gli amati quartieri operai marsigliesi per gli ampi giardini dei parchi parigini. L’opera è costruita su due piani: le vicende sentimentali del giornalista, che è stato appena lasciato dalla compagna da cui ha avuto un figlio, e il ritratto dolente dell’anziano uomo politico che, consapevole della fine imminente, preferisce parlare della vita e della morte piuttosto che discutere o ricordare le cose della politica. Di questi due piani, il secondo è quello largamente più riuscito, anche grazie ad un’interpretazione a dir poco superba di Michel Bouquet. N’emerge un grande uomo, colto nell’intimità e straziato dalla fine imminente, ma che non dimentica di essere un grande di Francia, tanto che, in un paio d’occasioni, si paragona a Luigi XIV. Meno riuscito il quadro delle vicende affettive del giovane giornalista, che sembra una fastidiosa appendice frettolosamente appiccicata dal regista ad un film che si temeva non essere sufficientemente popolare. |
|
Valutazione: 1 2 3 4 5 |