La macchia umana (The Human Stain)

Regia: Robert Benton; soggetto dal  racconto The Human Stain di Philip Roth; sceneggiatura: Nicholas Meyer interpreti: Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris, Gary Sinise, Wentworth Miller, Jacinda Barrett, Harry J. Lennix, Clark Gregg, Anna Deavere Smith, Lizan Mitchell, Kerry Washington; produttori: Ronald M. Bozman, Steven Hutensky, Eberhard Kayser, Andre Lamal, Gary Lucchesi, Mario Ohoven, Michael Ohoven, Tom Rosenberg, Rick Schwartz, Scott Steindorff, Bob Weinstein, Harvey Weinstein; musica: Rachel Portman; fotografia: Jean-Yves Escoffier; montaggio: Christopher Tellefsen; ricerca attori: Deborah Aquila, Avy Kaufman, Mary Tricia Wood; scenografia: David Gropman; direzione artistica: Zoé Sakellaropoulo; arredatore: Gretchen Rau; costumi: Rita Ryack; società di produzione: Cinepsilon, Cinerenta Medienbeteiligungs KG, Lakeshore Entertainment, Miramax Films, Stone Village Productions; nazionalità: USA / Germania / Francia; anno di produzione: 2003; durata: 106 min.

URL: http://us.imdb.com/title/tt0308383/
URL: http://www.miramax.com/the_human_stain/
TRAILER

La macchia umana di Robert Benton prende spunto dal romanzo The Human Stain scritta da Philip Roth nel 2000. La storia è quella di un maturo e illustre professore universitario costretto alle dimissioni perché ha chiamato zulù (nell’originale spooks che significa fantasmi, ma anche negracci) alcuni studenti lazzaroni, ignorando che si tratta di ragazzi di colore. Siamo alla fine degli anni novanta e il politically correct domina incontrastato la società intellettuale americana. La storia avrà anche un filone amoroso e terminerà con un piccolo colpo di scena. Il film ha una solida costruzione narrativa, anche se affastella troppi argomenti e segue vari filoni non sempre allacciati in modo omogeneo. Un’opera di buona qualità professionale, ma stilisticamente un po’ confusa. Un dato sicuramente positivo è l’interpretazione di Nicole Kidman e Anthony Hopkins. Di lui conoscevamo la maestria, in lei scopriamo solide doti interpretative e una bellezza sempre più sobria, quanto progressivamente intensa.

 
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