La locanda della Felicità (Xingfu shiguang)
Regia: Yimou Zhang; interpreti: Benshan Zhao, Lihua Dong, Biao Fu, Xuejian Li, Qibin Leng, Ben Niu, Jinghua Gong, Hongjie Zhang, Bingkun Zhao, Lifan Dong; produttori: Qinglong Yang, Weiping Zhang, Yu Zhao; fotografia: Yong Hou; montaggio: Ru Zhai; società di produzione: Guangxi Film Studio, Zhuhai Zhenrong Co.; nazionalità: Cina; anno di produzione: 2000, durata 95 min. |
|
Zhang Yimou è uno dei registi importanti di quella che è definita la quinta generazione del cinema cinese. Perseguitato negli anni della rivoluzione culturale, fu mandato a lavorare in una piantagione d’alberi della gomma. Crollato il regime delle Guardie Rosse è entrato nel cinema e ha subito firmato alcuni grandi film: Lanterne Rosse (1992), La storia di Qiu Ju (1992), Non uno di meno (1999). Il suo ultimo lavoro s’intitola La locanda della felicità, è tratto dal racconto di Mo Yan Shifu, fa qualsiasi cosa per una risata. Il film prosegue il discorso, caro a quest’autore, basato sull’opposizione fra la generosità degli umili e la grettezza del denaro. Qui i due termini s’incarnano, da un lato, in un gruppo di pensionati che adottano una ragazzina cieca e, dall’altro, nella grassa matrigna della giovane che guarda solo alla consistenza economica dei suoi pretendenti. La megera caccia la giovane e gli ex operai inscenano per lei una sorta di commedia. Nel capannone abbandonato della fabbrica costruiscono una sorta di sala di massaggio e le fanno credere che sia assunta per servire facoltosi clienti. La finzione dura poco: la ragazza si accorge del trucco si commuove per la generosità dei vecchietti. Il film ha il tono di una commedia amara, un’oasi d’umanità in un quadro sociale in vorticoso e disumano mutamento. Il regista racconta in modo discontinuo, alternando momenti molto belli, in genere tutta la parte dei finti clienti, a fasi più sciatte: le scene in casa della vedova. Un film interessante, anche se non fra i migliori di quest’autore. |
|
Valutazione: 1 2 3 4 5 |