L'uomo del treno (L'Homme du Train)
Regia: Patrice Leconte; sceneggiatura: Claude Klotz; produttore: Philippe Carcassonne, Brigitte Faure, Christophe Audeguis, Carl Clifton, Cyrille Bragnier; musica originale: Pascal Estève; fotografia: Jean-Marie Dreujou; preparazione del set: Ivan Maussion; costumi: Annie Périer; suono: Dominique Hennequin, Emmanuel Croset, Jean Goudier, Paul Lainé; interpreti: Jean Rochefort, Johnny Hallyday, Charlie Nelson, Jean-François Stévenin, Pascal Parmentier, Isabelle Petit-Jacques, Alain Guellaff, Nelly Borgeaud, Riton Liebman, Elsa Duclot, Armand Chagot, Véronique Kapoyan, Maurice Chevit, Olivier Fauron, Michel Laforest, Hélène Chambon, Jean-Louis Vey, Sébastien Bonnet, Sophie Durand, Jean-Jacques Cornillon; nazionalità: Francia; anno di produzione: 2002; durata: 90 min. |
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Patrice Leconte è regista discontinuo. Ha diretto autentici piccoli capolavori, come Le mari de la coiffeuse (Il marito della parrucchiera, 1990) e Monsieur Hire (L’insolito caso di Mr. Hire, 1989), e film mediocri come Rue des plaisirs (2002) e Félix et Lola (2000). Con L’homme du train (L’uomo del treno) ha firmato un bel film d’attori - Jean Rochefort e Jonny Holiday – basato su un dialogo fitto e spiritoso, ma non privo di sottili note esistenziali. Un anziano ex - professore di francese abita in una grande casa in semirovina in una piccola città di provincia, annoiandosi e adempiendo sempre gli stessi gesti. Un giorno incontra, per caso, un tipaccio che sta per rapinare una banca. Lo ospita ed inizia così un’amicizia che mette a confronto due vite e altrettanti sogni: l’uno che invidia la vita avventurosa dell’altro e questi che agogna ad un’esistenza finalmente tranquilla. Finirà male per entrambi e resterà il sogno di un possibile scambio di vite. Il film è condotto con mano ferma e costruito molto bene, anche se l’impresa è quasi compromessa da un finale intellettualistico e dallo stile del tutto contrastante con il realismo psicologico che permea il film sino a quel punto. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |