Kinsey
Regia: Bill Condon; sceneggiatura: Bill Condon; interpreti: Liam Neeson, Laura Linney, Chris O'Donnell, Peter Sarsgaard, Timothy Hutton, John Lithgow, Tim Curry, Oliver Platt, Dylan Baker, Julianne Nicholson, William Sadler; produttori: Francis Ford Coppola, Kirk D'Amico, Valerie Dean, Richard Guay, Michael Kuhn, Gail Mutrux, Bobby Rock, Adam Shulman; musica originale: Carter Burwell; fotografia: Frederick Elmes; montaggio: Virginia Katz; ricerca attori: Douglas Aibel, Cindy Tolan; scenografo: Richard Sherman; direzione artistica: Nicholas Lundy; arredatore: Andrew Baseman; costumi: Bruce Finlayson; società produttrici: Qwerty Films, American Zoetrope, N1 European Film Produktions GmbH & Co. KG, Pretty Pictures; nazionalità USA - Germania; anno di produzione: 2004; durata: 118 min. |
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Alfred Charles Kinsey nacque nel New Jersey, il 23 giugno del 1894. Si laureò in biologia e psicologia, diventando un grande esperto di una particolare specie di vespe (Hymenoptera Cynipidae). Raggiunse fama internazionale pubblicando due rapporti (Sexual Behavior in the Human Male, 1948 e Sexual Behavior in the Human Female, 1953), che costituirono le prime ricerche di massa sui comportamenti sessuali d’uomini e donne americani. Il lavoro di questo scienziato è stato grandemente ostacolato dagli anatemi dei bigotti, lui stesso proveniva dalla famiglia di un pastore ultraconservatore, e dal clima di caccia alle streghe instaurato dalla famigerata commissione presieduta dal senatore Joseph McCarthy. Questo inconsueto personaggio, morto nel 1953, è al centro di Kinsey, diretto dal regista Bill Condon. È il classico film – biografia di stampo hollywoodiano, con tanto d’ottima ricostruzione ambientale, attori superbi (Liam Neeson e, soprattutto, Laura Linney) e realizzazione d’alto livello professionale. Non mancano, come spesso capita in questi tipo di film, pesanti lacune storiche: lo scontro con la Commissione per le Attività Antiamericane è appena accennato, l’ambiente studentesco è descritto sommariamente, il potere politico e religioso dei bigotti rimane sullo sfondo, i rapporti con la potente Fondazione Rockefeller costituiscono poco più che un episodio marginale. In conclusione, è un buon film di solida struttura, reticente in modo sopportabile. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |