Il voto è segreto (Raye makhfi)
Regia:
Babak Payami; idea: Mohsen Makhmalbaf; sceneggiatura: Babak Payami;
musica: Mike Galasso; fotografia: Farzad Jadat; montaggio: Babak Karimi;
scenografia: Mandana Masoudi; costumi: Faride Harajl; suono: Yadollah
Najafi; interpreti: Nassim Abdi, Cyrus Abidi, Youssef Habashi, Farrokh
Shojaii, Gholbahar Janghali produttori: Fabrica, Payam, Rai
Cinemafiction, Sharmshir, Televisione Svizzera Italiana; protuttori
esecutivi: Marco Muller, Babak Payami, Hooshangh Payami; nazionalità:
Canada, Italia, Svizzera; anno di produzione: 2001; durata: 105’. |
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Iran, il giorno delle elezioni politiche. Sull'isola di Kish, nel Golfo Persico, ma potrebbe essere ovunque nel paese. Un aereo paracaduta una cassa con il materiale elettorale e due soldati di guardia alla spiaggia la raccolgono. Poco dopo arriva l'ufficiale elettorale incaricato di fra votare gli abitanti sparsi nell'isola. E' una donna e il militare, che la dovrebbe scortare non vuole farlo, quando si convince i due iniziano un giro che è anche un ventaglio delle mille contraddizioni in cui si dibatte il paese: analfabetismo, società maschilista, diffidenza fra i vari gruppi etnici, feudalesimo agricolo, ignoranza, mancanza di contatti fra strutture pubbliche e organizzazioni tribali. I voti sono raccolti ed è lo stesso soldato ora voler votare. Lo fa per la giovane funzionaria e, forse, è un accenno all'inizio di storia sentimentale. La donna ha perso l'appuntamento con la barca, che deve riportala indietro, ed ecco arrivare un aereo a prelevarla: la forza delle cose è più forte d'ogni ostacolo e può fare miracoli. Film metaforico e molto bello di Babak Payami, regista di "Un giorno in più" (1999) in cui un uomo, che vive trafficando in medicinali, incontra tutti i pomeriggi la fidanzata alla fermata dell'autobus, per scambiare con lei qualche parola. Si comporta così perché i parenti della donna sono contrari al matrimonio e l'hanno diffidata dall'intrattenersi con lui. Il regista guarda con realismo alla società in cui vive, usa attori non professionisti, rende omaggio sia alla scuola neorealista, sia al cinema di Mohsen Makhmalbaf, da una cui idea è nato anche questo film. Il cinema iraniano dimostra, ancora una volta, di sapersi collocare, stilisticamente e politicamente, sul versante dei riformatori. Non nega la struttura molto religiosa dello Stato, ma reclama la sua conciliazione con principi di vera democrazia. E' la posizione del presidente Kahtami che, nel film, è espressa dall'entusiasmo della giovane presidente di seggio. Una prospettiva che non è solo politica o, peggio, propagandistica, ma che guarda con ironia e dolore anche alle contraddizioni che stanno all'interno del movimento, come dimostrano la sequenza con la giovane nomade e quella in cui la donna incita il soldato a passare con il rosso e lui le ricorda che è stata proprio lei, poco prima, a diffidarlo dall'infrangere la legge. Un film stilisticamente ispirato al cinema di Makhmalbaf, ma forte anche di una sua autonoma visione, soprattutto sul versante psicologico e sentimentale. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |