Il pianista (The Pianist)
Regia: Roman Polanski; soggetto dal libro di Wladyslaw Szpilman; sceneggiatura: Ronald Harwood; Interpreti: Adrien Brody, Daniel Caltagirone, Thomas Kretschmann, Frank Finlay, Maureen Lipman, Emilia Fox, Ed Stoppard, Julia Rayner, Kate Meyer, Ruth Platt, Katarzyna Figura, Nina Franoszek, Valentine Pelka, Michal Popeck; produttori: Robert Benmussa, Timothy Burrill, Gene Gutowski Henning Molfenter, Roman Polanski, Lew Rywin, Alain Sarde, Rainer Schaper, musica originale: Wojciech Kilar, fotografia: Pawel Edelman; montaggio: Hervé de Luze; ricerca attori: Celestia Fox, Heta Mantscheff; scenografo: Allan Starski; direttore artistico: Sebastian T. Krawinkel; allestimento set: Gabriele Wolff; costumi: Anna B. Sheppard; trucco: Waldemar Pokromski;società di produzione: Beverly Detroit, Interscope Communications, Mainstream S.A., Meespierson Film CV R.P., Productions Studio Canal; nazionalità: Gran Bretagna - Francia - Polonia - Germania - Olanda; anno di produzione: 2002; durata: 148 min. |
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Il pianista di Roman Polanski è un ritratto solido, ma convenzionale, delle sofferenze degli ebrei polacchi. Il tutto filtrato attraverso l'incredibile storia del pianista Wladyslaw Szpilman, che riuscì a sopravvivere alle persecuzioni cui fu sottoposto, evitò per un soffio il forno crematorio, visse a lungo nascosto in soffitte o fra le macerie e fu "graziato" da un ufficiale tedesco amante della musica. All'arrivo dei sovietici rischiò di essere ucciso dai suoi stessi compatrioti, perché, per proteggersi dal freddo, si era messo un cappotto tedesco. Questo grande musicista visse sino a 88 anni, nonostante le privazioni subite, e si spense nella sua Varsavia il 6 luglio del 2000. Il film è giustamente indignato, adeguatamente commuovente, lucidamente antinazista, ma non aggiunge nulla né al cinema che conosciamo né al bagaglio stilistico del regista. Si segue con grande piacere e si comprendono le ragioni che gli hanno fruttato la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes. E’ uno di quei film da cui è impossibile dissentire: sarebbe come parlare male di Garibaldi. Questo suo ecumenismo costituisce anche una sorta di punto di debolezza perché non suscita riflessioni, dubbi, perplessità. Come direbbe Jean-Marie Straub si vede, si esce dal cinema, si và a casa e si pensa ad altro. |
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