Il Consiglio d’Egitto

Regia: Emidio Greco; cast: Silvio Orlando, Tommaso Ragno, Antonio Catania, Enzo Vetrano, Renato Carpentieri, Marine Delterme, Yann Collette; sceneggiatura: Emidio Greco, Lorenzo Greco; fotografia: Marco Sperduti; montaggio: Bruno Sarandrea; scenografia: Andrea Frisanti; costumi: Agnes Gyarmathy; musica: Luis Bacalov; produttori: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia; produzione: Factory, Rai Cinema, SDP Films (Paris), Focus Filmproduction (Budapest), con il sostegno del Dipartimento dello Spettacolo; distributore: KEY FILMS; vendite estere: BUSKIN FILM; nazionalità: paese: Italia/Francia/Ungheria; anno: 2001; durata: 135'.

URL: http://www.tamtamcinema.it/dossier.asp?ID=238&lang=ita
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Leonardo Sciascia è uno di quelli scrittori le cui opere hanno avuto fortuna incontrando il cinema. Registi come Elio Petri (“A ciascuno il suo”, 1967 – “Todo Modo”, 1976), Florestano Vancini (“Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”, 1972), Francesco Rosi (“Cadaveri eccellenti”, 1976), Gianni Amelio (“Porte aperte”, 1990) hanno tratto grandi film dai romanzi di questo scrittore. Emidio Greco si era già cimentato con l’opera di Sciascia nel 1991, quando aveva portato sullo schermo “Una storia semplice”. Prosegue, oggi, su questa strada con “Il consiglio d’Egitto”. Il libro, pubblicato nel 1963, parte da un personaggio realmente esistito, l’abate maltese Giuseppe Vella che, nella Palermo del 1783, disse di aver trovato due antichi testi arabi, che manipolò e finse di tradurre in modo da fornire al viceré riformatore Caracciolo un’arma legale per togliere potere e feudi ai baroni conservatori. Parallelamente a questa, c’è la vicenda dell’avvocato Di Blasi, rivoluzionario e filofrancese, torturato e giustiziato dal potere borbonico. Lo sfondo è quello di una società inquieta attraversata dagli echi dell’illuminismo e della rivoluzione del 1789. Un testo che agita problemi attualissimi: la verità e la menzogna, la ricerca storica posta a servizio del potere, l’inutile grandiosità dell’eroismo ideologico e la possibile produttività di ciò che era nato come imbroglio. Emidio Greco costruisce un film solido, forse un poco troppo “parlato”, ma d’indubbia bellezza formale, coinvolgente e superbamente professionale.

 
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