Gente di Roma
GRegia: Ettore Scola; sceneggiatura: Ettore Scola; interpreti: Antonello Fassari, Fiorenzo Fiorentini Arnoldo Foà Sabrina Impacciatore Salvatore Marino Valerio Mastandrea Gigi Proietti Rolando Ravello Stefania Sandrelli Directed by Ettore Scola Writing credits (in alphabetical order) Ettore Scola screenplay Ettore Scola story Original Music by Armando Trovajoli Cinematography by Franco Di Giacomo Film Editing by Raimondo Crociani Production Design by Luciano Ricceri Art Direction by Ezio Di Monte Costume Design by Susanna Soro Production Companies Instituto Luce [it] Romi Cinematografica Distributors Istituto Luce [it] (2003) (Italy) Also Known As: Giornalino romano (2003) (Italy: working title) Country: Italy Language: Italian Color: Color GENTE DI ROMA Also available: Auctions Memorabilia Books All Products |
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In Gente di Roma la cinepresa d’Ettore Scola ci porta in giro, per un’intera giornata, nella città dei nostri giorni. Ci guida ad incontrare gente comune, attori noti, romani veraci ed immigrati, popolani, barboni, operai e autisti. E’ una struttura a mosaico, apparentemente casuale, che approda ad un grande disegno della complessità di una città che è crocevia di culture, punto di catalizzazione di drammatici problemi nazionali, esempio di generosità e grettezza, di cinismo e slanci progressisti. Il modello è la commedia italiana, più precisamente, I mostri (1963) risiani. E’ un modello aggiornato nel tempo e tendente, ancor più dell’originale, al pessimismo. L’agilità consentita dall’uso delle telecamere elettroniche conferisce al film una maggiore fluidità stilistica rispetto al passato, sconfiggendo quello che è sempre stato uno dei maggiori difetti della commedia italiana: il predominio delle gag linguistiche, sulla costruzione narrativa e l’invenzione linguistica. Qui il cinema d’Ettore Scola acquista un’improvvisa e, in un certo senso, insperata modernità, si scrolla di dosso le pastoie della commedia vecchio tipo e i vezzi teatraleggianti che appesantivano altri suoi film, di più recente produzione, come Concorrenza sleale (2001). E’ un percorso verso la linearità che non trascura, anzi arricchisce il bagaglio estetico di un autore ormai saldamente insediato fra i grandi del nostro cinema. |
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