Evilenko

Regia: David Grieco; soggetto dal libro Il comunista che mangiava i bambini di David Grieco; sceneggiatura: David Grieco; interpreti: Malcolm McDowell, Marton Csokas, Frances Barber, Ronald Pickup, Vernon Dobcheff, John Benfield; fotografia: Fabio Zamarion; scenografia: Nello Giorgetti; costumi: Agata Cannizzaro; musica: Angelo Badalamenti; produttore: Mario Cotone produzione: Pacific Pictures, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; nazionalità: Italia; anno di produzione: 2004; durata:
 
URL: http://www.tamtamcinema.it/Film.asp?lang=ita&id=736
URL: http://www.evilenko.com/

Fra il 1978 e il 1990 Andrej Romanovic Chikatilo ha violentato, seviziato, ucciso e mangiato 55 fra bambini, bambine e giovani ragazze. Ha agito in molti punti dell’Unione Sovietica, sfruttando il suo lavoro nel settore ferroviario, ma prevalentemente nella regione di Rostov, in cui viveva. Arrestato più volte, senza essere portato in giudizio, è stato bloccato nel 1990, condannato a morte nel 1992 e giustiziato nel 1994. David Greco - che ha indagato a lungo su questa vicenda, seguito il processo, scritto articoli, tratto spunto per un romanzo - ha scelto questo macabro personaggio per il suo esordio alla regia. Evilenko – slavificazione dell’inglese evil (perverso, diabolico) - è un film di grande interesse in cui un magistrato intelligente e uno psichiatra (professione “non esistente” nell’ex – URSS) danno la caccia ad un serial killer i cui crimini sono conseguenza sia dei traumi subiti nell'infanzia, sia del clima che opprime un intero paese. Siamo agli albori delle perestrojka gorbacioviana e il regista vede nella malattia del singolo il riflesso della condizione alienata generale. Il pluriomicida, che si vanta di vivere da perfetto comunista e accusa i poliziotti di attentare alla purezza del regime, è la punta di un iceberg che si allarga a piramide, sino a coinvolgere la nazione. Il regista sviluppa il discorso senza cedere alla tentazione di esagerare negli effetti grandguignoleschi, pur restituendo per intero allo spettatore l’orrore per delitti che superano i peggiori incubi. Lo stile è quello del film - inchiesta di derivazione americana, ma l’essenza ruota attorno ad un’idea del cinema quale macchina che suscita e alimenta dubbi. Il suo mostro è, a tratti, persino più umano – pur senza alcun’indulgenza da parte del cineasta – di molti uomini d’ordine con cui deve fare i conti.

 
Valutazione: 1 2 3 4 5