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Takeshi Kitano è fra i registi giapponesi più noti e ha vinto il Leone D’oro 1997 della Mostra del Cinema di Venezia con Fuochi d’artificio. Questo suo nuovo film, Dolls, spiazza quanti amano il suo stile precedente. Il regista che, per la prima volta dopo anni, non compare fra gli interpreti, s’ispira ad una forma antica e popolare di teatro giapponese, il bunraku, in cui agiscono grandi marionette mosse a vista da gruppi di burattinai. E’ un tipo di spettacolo basato su storie e d’amori contrastati e infelici. Tali sono anche le vicende delle tre coppie che animano il film. Due fidanzati innamoratissimi sono costretti a separarsi dalle pressioni dei genitori che vogliono, per lui, nozze con una ragazza ricca. La donna abbandonata tenta il suicidio e impazzisce, quando lui lo viene a sapere pianta la promessa sposa ai piedi dell’altare. Ora girano senza meta, legati da una corda. Per chi li osserva sono diventati gli amanti erranti. Un capo yakuza rimpiange la ragazza che lo sta aspettando da anni, quando lui era un povero operaio. Sarà proprio questa sua malinconia a spinare la strada al killer che clan rivale. Una famosa cantante rock si ritira dalla scena dopo un grave incidente automobilistico in cui ha perso un occhio. Il suo fan più fedele si acceca per poter starle vicino senza imbarazzarla. Le storie sono sviluppate con lentezza e immerse in un paesaggio fotografato magistralmente. Si sente che il regista ha voluto rendere un omaggio a grandi maestri come Yasujiro Ozu, Kon Ichikawa, Akira Kurosawa. Il film è perfetto, ma è anche percorso da una freddezza che non abbiamo mai trovato nelle opere di questo regista, in cui, anzi, pulsa sempre una passione che sfiora la violenza.
