Denti
Regia: Gabriele Salvatores; storia: dal racconto omonimo di Domenico Starnone; sceneggiatura: Gabriele Salvatores Domenico Starnone; produzione: Vittorio Cecchi Gori, Maurizio Totti; musica originale: Eraldo Bernocchi, Federico De Robertis, Teho Teardo; fotografia: Italo Petriccione; montaggio: Massimo Fiocchi; scenografia: Rita Rabassini; costumi: Patrizia Chericoni, Florence Emir; assistente alla regia: Fabio Scaloni; suono: Jean-Luc Audy, Mauro Lazzaro; effetti speciali Fabrizio Convito (supervisore), Manlio Rocchetti (trucco), Franco Valenziano; interpreti: Sergio Rubini, Anouk Grinberg, Tom Novembre, Anita Caprioli, Fabrizio Bentivoglio, Paolo Villaggio, Angelica Russo; produzione: Italia; anno di produzione: 2000; durata: 96'. | |
Le ossessioni hanno sempre offerto ampia materia agli autori cinematografici. In "Denti" Gabriele Salvatores si rivolge alla fobia di un professore universitario afflitto da incisivi particolarmente grandi. Antonio, questo il nome del personaggio, ha avuto orrore dei suoi denti sin da piccolo. Ha persino provato a spezzarli sbattendoli violentemente contro una pietra, ma il risultato è stato solo quello di scheggiarli appena. Divenuto adulto, sempre preoccupato di nascondere gli imbarazzanti abitanti della sua bocca, se li vede spaccare, con un colpo di posacenere, dalla donna con cui convive. L'aggressione è stata causata dalla soffocante gelosia con cui lui angaria la compagna, rimproverandole continuamente inesistenti tradimenti. Ora gli incisivi non ci sono quasi più, occorre estirpare i monconi e sostituirli con una protesi. Sembra facile, ma è una vera e propria discesa agli inferi. Un percorso a tappe fra studi odontoiatrici, da quelli lussuosi al lercio abitacolo collocato in una cucina. Una corsa ad ostacoli in cui il delirio del protagonista si riflette in quello dei medici che incontra. Il film è tratto da un libro di Domenico Starnone, uno scrittore interessante e che ha dato molto al cinema. Da suoi testi, spesso rivolti a satireggiare il mondo della scuola, sono stati tratti "La scuola" (1995) e "Piccoli maestri" (1998) di Daniele Lucchetti, "Auguri professore" (1997) e "La guerra degli Antò" (1999) di Riccardo Milani, "Tutto l'amore che c'è" (2000) di Sergio Rubini. Gabriele Salvatores ha voluto muoversi ancora una volta, dopo "Nirvana" (1997), sul terreno del fantastico e del grottesco. Così facendo ha abbandonato il suo campo migliore: il realismo psicologico e l'analisi delle relazioni di gruppo. Percorsi che, molto probabilmente questo regista considera troppo angusti, ma sui quali egli riesce a dare il meglio. Del resto egli aveva puntato al fantastico anche come regista teatrale, sin dai tempi in cui fondò uno dei più interessanti ensemble italiani: il Teatro dell'Elfo. Proprio per quest'organismo ha ideato un'opera rock tratta dal "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare, testo che, nel 1983, fornirà lo spunto anche per il suo film d'esordio. Tuttavia anche sul palcoscenico egli otterrà i migliori risultati sul versante realistico, come nel caso della messa in scena di "Comedians" di Trevor Griffith, che utilizzerà anche per il suo secondo lungometraggio: "Kamikazen - Ultima notte a Milano" (1987). "Denti" ha momenti d'ottimo sguardo cinematografico, alternati a fasi di stanchezza. Il percorso attraverso l'inferno dei dentisti si rivela ripetitivo, mentre la morale finale tende al banale e invita ad avere la forza di accettarsi così come si è. Quello che manca è un filo stilistico che colleghi le varie sequenze, queste ultime appaiono più allineate le une dietro le altre che fuse in un unico disegno espressivo. Ne nasce un film che procede per lampi, qualche volta affascinanti, altre non sufficientemente luminosi. Fra gli uni e gli altri il vuoto. Accurato l'accompagnamento musicale, ma interpretazione appena sufficiente. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |