Cose da pazzi

Regia: Vincenzo Salemme; soggetto dalla commedia omonima di Vincenzo Salemme; sceneggiatura: Vincenzo Salemme; interpreti: Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Biagio Izzo, Lidia Vitale, Teresa Del Vecchio; fotografia: Arnaldo Catinari; scenografia: Maurizio Marchitelli; Costumi: Francesca Sartori; montaggio: Mauro Bonanni; musica: Francesco De Luca , Alessandro Forti; produzione: Cecchi Gori Group; nazionalità: Italia; anno di produzione: 2005; durata: 91 min.  

URL: http://www.cosedapazzi.it/
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Vincenzo Salemme ha scritto per il palcoscenico Lo strano caso del signor Felice C. nel 1992, a ridosso dal crollo del Muro di Berlino. Il testo, ampiamente rimaneggiato, fu ripreso nel 2003 con il titolo Cose da pazzi e si rivelò uno dei maggiori successi del comico napoletano, discendente, per via d’accentuazione degli elementi comici, dal teatro d’Eduardo De Filippo, filtrato attraverso la recitazione di Totò. Quel copione si è trasformato in sceneggiatura per un film dallo stesso titolo, diretto e interpretato dall’autore - attore. L’asse dello spettacolo è nella denuncia dell’ipocrisia e dei limiti di un’onestà più proclamata che vissuta. La storia è quella di un comunista che, dopo la caduta del muro di Berlino, chiede la pensione d’invalidità essendo stato privato degli ideali perciò ha lottato tutta la vita, cosa che lo rende inadeguato a muoversi nella nuova situazione. Naturalmente il funzionario dell’INPS, incaricato della pratica, la respinge. Passano gli anni e lo stesso impiegato si vede recapitare, con frequenza mensile, grosse somme di denaro provenienti da un anonimo benefattore, che si rivelerà essere lo stesso handicappato morale. Il suo scopo è mettere alla prova il rigore del funzionario. Finale con improbabile soddisfazione e riconciliazione generali di taglio lievemente qualunquista. Il film testimonia la differenza profonda che separa il cinema dal teatro, in uno con la forza dell’attore – autore nello spettacolo da vivo (le macchiette da lui disegnate in teatro erano davvero irresistibili) e la sua fiacchezza sul grande schermo. È uno scarto che rintracciabile nella debolezza registica, in campo cinematografico, di Vincenzo Salemme. Il suo lavoro si limita a filmare cose poco diverse da quelle viste in teatro, laddove la messa in pellicola richiederebbe un’invenzione del tutto autonoma. Qualche risata arriva, ma nel complesso il film mostra molta, troppa debolezza stilistica.

 
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