Cast Away
Regia: Robert Zemeckis; soggetto: William Broyles Jr.; musica originale: Alan Silvestri; fotografia: Don Burgess; montaggio: Arthur Schmidt; ricerca attori: Victoria Burrows; scenografia: Rick Carter; direzione artistica: Stefan Dechant, Elizabeth Lapp, Kim Sinclair, William James Teegarden; costruzione set: Rosemary Brandenburg, Karen O'Hara; costumi: Joanna Johnston; trucco: Audrey L. Anzures, Daniel C. Striepeke; direzione di produzione: Cherylanne Martin, Peter M. Tobyansen; aiuto registi: David M. Bernstein, Alan B. Curtiss, Anna E. Hayward, Josh McLaglen, W. Scott Wolf; suono: Beau Borders, Ken Fischer, Tom Johnson, William B. Kaplan, Stephen Kearney, Brian Magerkurth, Marilyn McCoppen, Stuart McCowan, Peggy Names, Earl Sampson, Steve Slanec, Erich Stratmann, Randy Thom; effetti speciali e visivi: Taylor Ball, Jeff Dillinger, John Frazier, Ken Pepiot, Rob Bredow, David Burton, Debbie Denise, Robert Duncan, Thomas F. Ford IV, Darrel Griffin, Brian Hall, Eric Hanson, Drew Jones, Zsolt Krajcsik, Roz Lowrie, Mark Nelmes, Alex Payman, Bob Peitzman, Ken Ralston, Dominic Sidoli, Gavin Toomey, Carey Villegas; interpreti: Tom Hanks, Helen Hunt, Nick Searcy, Christopher Noth, Lari White, Geoffrey Blake, Jenifer Lewis, David Allen Brooks, Semion Suradikov, Nan Martin, Peter von Berg, Dmitri S. Boudrine, Leonid Citer, Anne Bellamy, Dennis Letts, Wendy Worthington, Skye McKenzie, Valerie Wildman, John Duerler, Steve Monroe, Ashley Trefger, Lindsey Trefger, Allysa Gainer, Kaitlin Gainer, Lauren Gainer, Al Pugliese, Gregory Pugliese, Brandon Reinhart, Matthew Reinhart, Lisa Long, Joe Conley, Lauren Birkell, Elden Ratliff, Timothy Stack, Alice Vaughn, Chase MacKenzie Bebak, Gage Bebak, Amanda Cagney, Andrea Cagney, Fred Semmer, Peter Semmer, Aaron Rapke, Vin Martin, Garret Davis, Jay Acovone, Christopher Kriesa, Fred Smith, Michelle Robinson, Tommy Cresswell, Rich Sickler, Derick Alexander, François Duhamel, Michael Forest, Viveka Davis, Jelena Papovic, Valentina Ananyina, Jennifer Choe, Ashley Edner; produttori: Tom Hanks, Jack Rapke, Steve Starkey, Robert Zemeckis; produttore associato: Steven J. Boyd; produttore esecutivi: Joan Bradshaw, Steven Spielberg; nazionalità: USA; anno di produzione: 2000; durata: 142'. | |
Un funzionario della Federal Express, un grande corriere internazionale, dopo un disastro aereo, finisce su un'isoletta deserta, nell'arcipelago delle Fiji, nell'Oceano Pacifico. Ci resta quattro anni, sopravvivendo grazie all'utilizzazione dei detriti, in gran parte colli contenuti nell'aereo, che il mare getta sulla spiaggia. Unico compagno un pallone da volley, sulla cui superficie ha dipinto sembianze umane e a cui parla come ad un compagno di sventura. Alla fine tenta il mare aperto su una zattera ed è raccolto da una nave. Aperto e chiuso da due brani ambientati negli Stati Uniti e in Russia, "Cast Away" (significa naufrago su un'isola deserta) di Robert Zemekis - produzione Dream Work di Steven Spielberg - è un film interessante per almeno due motivi. Il primo ruota attorno alla conferma della capacità del cinema americano a rendere interessanti e spettacolari vecchie storie. Qui è il caso del solito Robinson Crusoe, rivisto senza l'ottimismo paleocapitalista e il bonario razzismo di Daniel Defoe, che il regista elabora in modo da rendere teso ed emozionante. Merito, certo, degli effetti speciali, ma anche una sapiente costruzione di un racconto basato, nella sostanza, su un solo personaggio che, per giunta, parla pochissimo. Il secondo motivo sta nella dimensione ideologica del film. E' questa una sorta d'esplicazione in immagini di quel mito dell'uomo solitario, forte, intelligente e tenace che ha appassionato tanti intellettuali americani, Ernest Hemingway prima di tutti. Una posizione che sarebbe errato liquidare come individualista o reazionaria, visto che spesso s'intreccia ad una sincera vocazione democratica e progressista. E' un retaggio, culturale e morale, del mito della lotta per la conquista di nuovi territori che costituisce la spina dorsale culturale degli Stati Uniti. John F. Kennedy non chiamo forse "nuova frontiera" il suo programma politico? Altro punto etico e morale quello della sacralità della famiglia che, in certi casi, deve cedere il passo anche al vero amore. Qui, al ritorno fra i civili, il naufrago è costretto a decidere fra forzare la volontà della donna che ama e che, nel frattempo, ha sposato un altro e gli ha dato una figlia, o rassegnarsi. Sceglie la seconda strada e, forse proprio per premiarlo di questo sacrificio il regista e il destino gli riservano un'ipotesi di lieto fine. Un film complesso e interessante che merita di essere considerato con attenzione. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |