Callas Forever
Regia: Franco Zeffirelli; sceneggiatura: Martin Sherman, Franco Zeffirelli; interpreti: Fanny Ardant, Jeremy Irons, Joan Plowright, Jay Rodan, Gabriel Garko, Ángela Molina; produttori: Andrei Boncea, Marco Chimenz, Olivier Granier, Pippo Pisciotto, Giovanni Stabilini, Riccardo Tozzi, Giovannella Zannoni; musica originale: Alessio Vlad, fotografia: Ennio Guarnieri; montaggio: Sean Barton; ricerca attori: Ilene Starger; scenografo: Bruno Cesari; direttore artistico: Carlo Centolavigna; arredatore: Maurizia Narducci; costumi: Anna Anni, Karl Lagerfeld, Alessandro Lai, Alberto Spiazzi; società di produzione: Alquimia Cinema S.A., Business Affair Production Ltd., Cattleya Film & General Productions, France 2 Cinéma, Galfin Mediapro Pictures, Medusa Produzione; nazionalità: Italia - Francia - Spagna - Gran Bretagna - Romania; anno di produzione 2002; durata: 108 min. |
|
Franco Zeffirelli odia i critici, tranne i pochissimi che parlano bene dei suoi film. Forse è per questa ragione che ha sottratto, lui uomo di destra, il suo ultimo film alla Mostra di Venezia, prima della nuova era berlusconiana. Una volta visto Callas Forever si deve dire che la scelta è stata preveggente, poiché sarebbe stato difficile salvare il film da un vero e proprio massacro critico, prima ancora dell’uscita nelle sale. Andiamo con ordine. Siamo a Parigi nel 1977, l’anno in cui la grande cantante spirerà. Un impresario apparentemente cinico, in realtà onesto e affascinato dalla diva, pensa di produrre un film sulla Carmen, utilizzando la presenza fisica della cantante, ma dandole la voce di una lontana edizione discografica con l’orchestra diretta da Georges Prêtre. L’operazione approda ad un ottimo risultato, ma il produttore si rovina accettando di distruggerlo per richiesta della diva, che non tollera di lasciare dietro a se un testo manipolato. Franco Zeffirelli usa cantante e, soprattutto, impresario per svolgere un racconto autobiografico intriso di ricordi personali. Inutile, cercare un film sull’opera lirica o una biografia della soprano, ciò che interessa al regista è una storia di pura invenzione in cui ogni personaggio è funzionale ad un racconto totalmente inventato. E’ una posizione più che legittima, ma che, bruciate alle spalle le certezze lirico - biografiche, affronta il mare aperto in un guscio di noce. La pesante tutela televisiva, inoltre, costringe ad immagini francobollari piene di panoramiche smozzicate e popolate d’arredi poveri. In questo modo il cineasta rinuncia anche quel gusto barocco che rende fastidiosi, ma imponenti, film come Otello (1986) e La Traviata (1982). E' un testo asfittico, monco, soffocato in una dimensione schermica forzatamente minimalista. |
|
Valutazione: 1 2 3 4 5 |